” So solo che lo sport mi fa sopravvivere mi fa sentire di avere un potere sulle cose, mi fa sentire vivo.
Lo odio e ne ho bisogno. Lo amo e mi restituisce indietro quello che mi promette”
Emanuele Arrigazzi Tempi Maturi
Credo fortemente nella connessione tra le diverse forme d’arte. In questo lo sport non fa eccezione sposandosi molto bene con le luci di un palcoscenico teatrale. E ancor di più penso che il teatro, sia l’ambiente ideale dove la Mente possa lasciarsi andare all’immaginazione per comprendere la diversità dei pensieri che l’affollano. Ciò è possibile perché riesci finalmente a osservarla esternamente come spettatore, ossia la parte in assoluto più difficile dell’allenamento mentale perché sei abituato a identificarti con la tua Mente.
Il teatro ti permette di vivere questa magia e te ne ho già parlato in altri articoli dove gli sport portati in scena erano l’arrampicata, il pugilato e la Ginnastica Ritmica
Oggi è la volta del ciclismo grazie all’attore Emanuele Arrigazzi con testo di Allegra de Mandato. Nel doppio ruolo atleta-attore, Emanuele esegue una vera è propria performance da Giro d’Italia. Per un’ora… e sottolineo un’ora, riesce a pedalare con ritmo costante su dei rulli molto pericolosi. Prima di spiegarti la sua prestazione nella doppia veste sportiva-teatrale, dal punto di vista del Mental Coach, ti invito a leggere la trama per conoscere il contesto.
Tempi maturi… nella mente del ciclista
Un’ora di corsa, la resistenza e l’equilibrio, il sudore e il rumore incessante dei pedali sui rulli, una performance che è soprattutto una storia, la storia di un uomo che racconta non solo se stesso ma tutti quelli che ha incontrato, un piano inclinato tra il doping come metafora e la bicicletta come arte di manutenzione della vita. Lo sport è un’allegoria mostrata in movimento, come presenza costante del dubbio che noi non siamo tanto chi ci ama ma chi amiamo, non tanto quello che facciamo ma chi incontriamo, la concentrazione dell’atto di pedalare in scena dà la forza della distrazione come pericolo o forse come unico modo per sentirsi veramente vivo. La drammaturgia corre tra il filo dei pedali, sudore, stanchezza, euforia, una sintesi tra finzione e realtà, bisogni e ferite, paura di giudizio e volontà di mollare quando si è all’apice e non in mezzo alle lacrime della disfatta, nel sapore della vittoria e non del fallimento, con la medaglia d’oro e non di cartone.
Raccontiamo la paura e l’eccitazione di vivere sempre alla ricerca di un obiettivo da perseguire, nella consapevolezza che “ciascuno ha soltanto una storia. Scriverete la vostra unica storia in molti modi. Ma tanto ne avete una sola.” (Elizabeth Strouth).
Un monologo che racconta una vita, in cui realtà e finzione s’intersecano così come il mondo della bicicletta e la nostra storia contemporanea, la paura di non farcela e le scorciatoie, il bisogno di esistere in una società che si dimentica tutto quello che fagocita.
Analisi performance sportiva-teatrale: Emanuele come Juri Chechi
Che la gara sportiva sia una performance non c’è nessun dubbio. E la recitazione?
Vediamo cosa troviamo in comune. In entrambi i casi sentirai l’ansia da prestazione impadronirsi di te poco prima di cominciare. Poi dovrai fare i conti con la concentrazione. Devi rimanere il più possibile focalizzato sul gesto tecnico pedalata-recitazione. Nel frattempo devi tenere a bada la paura di cadere dai pedali, quindi dai rulli, e quindi rischiare che lo spettacolo possa fallire. E poi il giudizio degli altri…
Hai trovato delle differenze? Si solo una: il contesto. Per il resto rimane tutto invariato
Quello che è riuscito a interpretare Emanuele, dal mio punto di vista, è qualcosa di assolutamente straordinario.
Ha recitato per un’ora un monologo difficilissimo, pedalando in modo costante, senza trasferire al pubblico la ben che minima sensazione di fatica, o di paura che invece ci ha confessato a termine dello spettacolo. In pratica Mente e Corpo, erano in Sincronia che è il fattore che permette alle persone di raggiungere quello stato mentale dove tutte le risorse sono amplificate al massimo.
Un assoluta padronanza della respirazione, preparato fisicamente – pratica veramente ciclismo ciò lo ha reso credibile nella parte, – e nel frattempo rendeva partecipe il pubblico di tutti i suoi pensieri mentali. Se non fosse stato per le gocce di sudore che a tradimento lasciavano il suo viso per infrangersi sul pavimento, era difficile accorgersi che stesse provando fatica.
Mi ha ricordato subito la grande capacità di Juri Chechi agli anelli, dove riusciva a rimanere impassibile durante tutto il tempo dell’esecuzione pur dovendo usare tanta forza. Sembrava come se stesse facendo la cosa più facile di questo mondo.
Per riuscire a rimanere in questo stato di trance agonistica occorre che tu ti sia allenato anche mentalmente, altrimenti al primo pensiero che ti passa per la testa, ti distrai… e sei fregato.
La buona notizia è che se ti impegni a gestire la mente senza subirla, le tue prestazioni miglioreranno e ti lascerai alle spalle gli avversari… per primo quello dentro di te.
Pensare di controllare la Mente è un illusione. Imparare a gestirla è possibile
Si ringrazia di cuore Elizabeth direttore artistico del Teatro AltaLuce di Milano per la passione con la quale si preoccupa di diffondere storie di sport conosciute o inedite, attraverso l’arte del teatro. Altaluce rappresenta una delle poche realtà che dedica gran parte della stagione teatrale a promuovere spettacoli di alto livello che hanno come tematiche diverse discipline sportive.
CREDIT
Attore:Emanuele Arrigazzi
Testo: Allegra de Mandato
(foto teatro AltaLuce)
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Aurora
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