Basket – La filosofia di un grande allenatore: Valerio Bianchini
“Il futuro è una porta, ma il passato è la chiave” Victor Hugo
Come possono i giovani atleti praticare una disciplina senza conoscerne il suo passato, i grandi giocatori, gli allenatori. Occorre andare avanti certo; ma come dice Victor Hugo, per aprire la porta ti serve la chiave. Ti serve conoscere la storia di chi ti ha preceduto, altrimenti non puoi creare un capitolo nuovo.
Ti serve qualcosa che nessuna tecnica al mondo di potrà insegnare. Ti serve conoscere le persone con esperienze uniche da cui apprendere filosofia, mentalità vincente, errori commessi, che in gran parte un libro, come quello scritto dall’ex giornalista di TuttoSport e amico Paolo Viberti, può regalarti. Il titolo è: “Bianchini: le Bombe” : Da Bill Bradley alle squadre smartphone tutto quello che nessuno ha mai osato dire sugli ultimi 50 anni di basket. ed. da Bradipolibri
Il massimo l’ottieni quando queste persone le incontri dal vivo: come Paolo Viberti con la sua grande capacità di incantare nel raccontare con passione e teatralità le storie sportive, e il protagonista di questo libro: Valerio Bianchini; milanese classe 1943, è uno dei due allenatori italiani ad aver vinto tre scudetti con altrettante formazioni diverse (con Cantù, con Roma e con Pesaro) Con i suoi aneddoti, la sua ironia comprendi subito che parleresti ore con lui perché sai di apprendere una lezione di vita oltre che di basket.
“Niente tecniche, niente esercizi, niente di tutto ciò che inonda gli scaffali delle librerie alla voce basket.
Finalmente un libro che è un atto d’amore nei confronti di questo sport e dell’Italia”
Questo è il pensiero espresso durante la conferenza tenutasi qualche giorno fa a Milano da Franco Arturi giornalista della Gazzetta dello Sport che ne ha scritto la prefazione; aggiungendo quanto sia stato emozionante ripercorrere quegli anni e quanto un libro del genere possa essere utile soprattutto ai giovani che non li hanno vissuti.
Lo scrittore è riuscito a creare un interessante parallelismo tra tutto ciò che accadeva nel nostro paese dal punto di vista sociale ed economico, e le vicende della palla a spicchi a Milano. La dimostrazione che lo sport è un microcosmo della vita. Sembra strano ma come dice il grande allenatore Valerio Bianchini “se il Basket va bene allora anche l’Itala va bene. Se il basket va male…”
Un libro, ci tiene a precisare l’autore che non vuole essere nostalgico, ma anzi con ironia e leggerezza, vuole raccontare 50 anni del Basket Italiano tra aneddoti divertenti e delle vere e proprie bombe mai scritte da nessun giornale.
Durante la presentazione sono stati toccati diversi temi: impossibile elencarli tutti in un articolo, ti conviene leggere il libro :-). Ma con te voglio condividere uno dei pensieri di questo grande allenatore che più di tutti mi ha colpito per la sua bellezza e la sua saggezza.
Valerio Bianchini: “condivido con voi un insegnamento che ho tratto dal mio mestiere”
Tutti mi ricordano per i tre scudetti vinti. Io però ne ho disputate sei di finali: tre volte il mio miglior giocatore ha tirato, e la palla è andata dentro; poi invece tre volte la palla è uscita. Da questo episodio però ho imparato una cosa: se uno ha un metodo, se uno lavora, se uno non si arrende davanti alla sconfitta ma insiste, ha fiducia in sé stesso e ha fiducia nei suoi giocatori – che poi la parola fiducia è alla base di questo mestiere -, riuscire a creare fiducia tra te allenatore e i tuoi giocatori e tra di loro.
Si dice che un gruppo comincia a diventare squadra quando i suoi componenti cominciano a fidarsi un pochino l’uno dell’altro. Questo è il grande segreto; perché quando c’è la fiducia puoi superare i periodi più neri, la sconfitta in una finale, cambiare squadra ma mantenere questa idea di fiducia all’interno.
Credo che sia importante per un allenatore amare la propria squadra. E tra le tante cose che ho imparato aggiungo anche questa: quando si costruisce una formazione naturalmente noi allenatori abbiamo un’idea di basket maturata da ragazzini, appresa dai maestri, girando il mondo e abbiamo questo sogno di basket dentro di noi.
Questo sogno occorre trasmetterlo ai giocatori e bisogna avere anche quelli giusti; e non sempre succede. Però nel momento in cui tu non hai la squadra che vorresti perché l’agente non ti ha preso i giocatori che volevi, perché il budget non te lo consentiva, o per altri motivi e quando ormai è già formata, prima ancora di andare a incontrare i giocatori tu devi fare questo lavoro su te stesso; tu devi dirti:
questa è la tua squadra; questa è la squadra migliore del mondo per te perché solo attraverso questa squadra tu riuscirai a fare una buona stagione, riuscirai a essere un buon professionista di basket.
Con tutti i limiti di questi giocatori il segreto è che tu li devi amare, devi fare sentire la tua stima nei loro confronti, devi far sentire l’idea che tu li hai scelti.
Nel sceglierli, ti stai giocando la professione e per questo loro devono tornarti indietro tutto… perché tu hai dato tutto a loro.
Conclusioni
Mi ritengo fortunata ad avere questa grande passione per lo sport, per le storie e la curiosità di esplorare discipline che non ho praticato ma ho seguito da tifosa negli anni, perché ognuna di loro rappresenta una sfumatura del mondo sportivo e ti permette di osservarlo da diversi punti di vista, trovandone alla fine molti in comune.
Per questo motivo ti consiglio di leggere questo libro a prescindere dallo sport praticato. Soffermarti a guardare o leggere solo del tuo “mondo”, ti impedisce di aprire la tua mente a nuove possibilità, idee, soluzioni utili per te sia come atleta, che come allenatore ma soprattutto come persona.
Sicuramente il futuro appartiene ai giovani:scriveranno una nuova storia che a sua volta diventerà passato per chi verrà dopo di loro. Allora alla fine passato e futuro dovrebbero in armonia fluire l’uno verso l’altro perché ciò che li unirà per sempre è l’amore incondizionato per il Basket.
Buona lettura!!
Aurora
Valerio Bianchini, milanese classe 1943, è uno dei due allenatori italiani ad aver vinto tre scudetti con altrettante formazioni diverse (con Cantù, con Roma e con Pesaro).
Paolo Viberti, torinese classe 1956, laureato in semiologia, 35 anni a Tuttosport per il quale ha seguito tra l’altro 9 Olimpiadi, 30 Giri d’Italia, 17 Tour de France, Mondiali ed Europei di basket, sci, fondo, slittino, baseball…
SINOSSI DEL LIBRO
Quel manipolo di persone, cui vanno ascritti comunque molti meriti, si muoveva come un gruppo coeso, una squadra in missione, una setta. Dentro quei ritrovi autoreferenziali, da dove erano esclusi con scherno coloro che non facevano sacrifici alla religione del piede perno e non sapevano riconoscere al volo uno schema e la sua provenienza, era richiesta una buona dose di integralismo protezionista. O con noi o contro di noi. Bianchini non ha mai voluto essere rinchiuso nell’aria viziata di quelle stanze zeppe di diagrammi e con le finestre sempre chiuse. Da qui scaturiva la diffidenza verso di lui, che sembrava essere sfuggente, capace di rifugiarsi in un altrove interdetto ai savonarola del blocco cieco. Anzi, in tanti altrove. Quelli dove aleggiavano Nietzsche e Carmelo Bene, Mozart e un pianoforte, una moglie e i figli, lo stupore e la curiosità per il mondo al di fuori del palazzetto. Lì il protagonista di questo libro e lo constaterete a ogni capitolo, era a suo agio quanto in palestra, con grande scorno dei crociati della pallacanestro. Eppure il suo pedigree era inattaccabile!…
dalla prefazione di Franco Arturi
Paolo Viberti, torinese classe 1956, laureato in semiologia, 35 anni a Tuttosport per il quale ha seguito tra l’altro 9 Olimpiadi, 30 Giri d’Italia, 17 Tour de France, Mondiali ed Europei di basket, sci, fondo, slittino, baseball…
(immagini tratte da Google, estratto sinossi da sito web bradipolibri, altre immagini Aurora Puccio)
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