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Play Zen – L’arte di praticare sport

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PLAY ZEN – L’ARTE DI PRATICARE SPORT

Sport è mezzo. Cosa che serve per altra cosa. Bicchiere serve per bere acqua. Barca serve per attraversare fiume. Tu non fai campionati di bicchieri di acqua. Tua barca deve solo attraversare fiume. Sport è come barca. Il fiume è tuo carattere.

Sensei – L’arte di praticare sport

A cosa serve lo sport? Se vuoi fermarti all’apparenza la risposta è semplice: tenere in forma il fisico. Ricercare la perfezione del gesto tecnico. Permettere al proprio ego di vestirsi di gloria e di medaglie guidato dal concetto obsoleto del superare i propri limiti fisici.

Se invece scegli di andare oltre, ricercando l’essere nel praticare lo sport, allora troverai qualcosa di diverso dalla vittoria. Dagli applausi per una medaglia già dimenticata, non appena i tuoi piedi scenderanno dall’olimpo ritornando alla realtà.  Intraprendi un viaggio dove ogni tappa rappresenta il mattoncino di una strada con destinazione sconosciuta e dal valore inestimabile.

In quel momento potrai dire di aver praticato l’arte dello sport.

PLAY ZEN - L’ARTE DI PRATICARE SPORTSi, lo sport è un’arte capace di intrecciarsi con altre forme artistiche come teatro e danza. Lo spettacolo infatti visto domenica sera a Milano presso il teatro Oltheatre Vittorio De Sica (Peschiera Borromeo)è andato oltre le parole. Oltre l’esibizione di corpi atletici perfetti nel mostrare le loro evoluzioni ginniche. Uno spettacolo denso di emozioni che mette lo spettatore davanti alla sua fragilità di essere umano inconsapevole di dover lottare con un avversario oscuro. Astratto. Un avversario ricercato all’esterno del proprio IO e invece è più vicino di quanto lui stesso possa accorgersi. E ha dimora  dentro di lui.

Come puoi rendere visibile e concreta qualcosa che non puoi vedere?

Se ad esempio si ha come obiettivo di ottenere addominali scolpiti come quelli del David di Michelangelo, viene semplice per l’essere umano accettare di eseguire una serie di esercizi affinché sia realizzabile. Guardandosi ne vedrà i risultati. Più difficile invece è comprendere la necessità di affiancare all’esercizio fisico, l’allenamento mentale. Nonostante anche in questo caso esistano esercizi pratici per sviluppare gli “addominali mentali”. Ovvero abilità che si trasformano in competenze importanti nella vita di tutti i giorni. A patto che siano allenate e incluse nell’allenamento fisico per favorirne l’integrazione. In questo caso  i risultati saranno visibili solo se si hanno occhi per vedere un gatto nero nel buio.

Potresti immaginare la mente come una palestra buia piena di potenzialità offuscate da una quantità enorme di spazzatura come: la paura di sbagliare, la sindrome del migliore, il temere il giudizio altrui, la non accettazione delle critiche, il vivere la competizione con troppa ansia condizionata da una società che ha perso la pazienza a favore del tutto e subito e senza fatica. Soprattutto senza fatica. Non meravigliamoci se i ragazzi oggi hanno questo approccio. I primi  a trasmetterglielo siamo noi adulti: allenatori, dirigenti, genitori. Viviamo in un mondo accelerato che non da il tempo di fermarsi ad osservare un tramonto diverso dal giorno prima.

PLAY ZEN - L’ARTE DI PRATICARE SPORT

Andrea Zorzi e Giulia Staccioli ( foto Aurora Puccio)

IL TEATRO È IL LUOGO DOVE LA MENTE PRENDE FORMA

Il teatro è il luogo dove la mente prende forma. Uno posto magico dove l’immaginazione permette di cogliere infinite possibilità che solo la parte più profonda di te deciderà di lasciare emergere. Vuoi o non vuoi, ti resterà dentro. Lo dico non solo da spettatore, ma anche perché ho la fortuna di svolgere da tempo attività teatrale.

Questo è quello che mi ha trasmesso lo spettacolo Play Zen – Sensei e l’arte di praticare sport  scritto da Edoardo Ribatto e interpretato da  Andrea Zorzi con la compagnia Kataklò Athletic Dance Theatre  diretta da Giulia Staccioli.

Lui è un ex pallavolista campione del mondo ed europeo con tre partecipazioni ai Giochi Olimpici, tra gli atleti che hanno fatto parte della famosa generazione di fenomeni della pallavolo vincente guidata dal leggendario Julio Velasco. Lei è un ex campionessa italiana di ginnastica ritmica con due partecipazioni olimpiche. Due atleti di alto livello che una volta appesi i rispettivi attrezzi al chiodo, hanno unito le loro passioni sportive trasformandole in una professione artistica attraverso la quale diffondere l’eccellenza italiana nel mondo. Proprio  l’Olimpiade di Seul 1988 è il luogo dove si conoscono per la prima volta i due futuri artisti sportivi, oggi marito e moglie. Anche se scherzosamente Andrea, al termine dello spettacolo, tiene a sottolineare che il capo di tutto è lei: il direttore artistico Giulia Staccioli. L’ex azzurra dopo aver studiato a New York presso due compagnie di danza prestigiose come quella di Alvin Ailey e i Momix, quando rientra in Italia fonda i Kataklò: prima compagnia teatrale italiana di physical theatre.  

Invece Andrea Zorzi affianca la sua attività di giornalista  e commentatore delle partite di volley, a quella di attore dove si cimenta ormai da circa otto anni portando in scena tutta la sua esperienza sportiva. E di questo non posso esserne che infinitamente grata perché ha trovato un modo meraviglioso di condividerla con tutti, evitando che un patrimonio leggendario sportivo così prezioso andasse perso.

Da questo spettacolo ho tratto alcuni spunti di riflessione che ho il piacere di condividere con te. Ce ne sarebbero tantissimi, ma il mio augurio è che un giorno tu possa vedere questa performance dal vivo . Prima di continuare la lettura però ti invito a guardare questo breve video così potrai farti un’idea dello spettacolo.

L’INIZIO: ALLA RICERCA DELLA FELICITA’

Quando gli spiriti della montagna, del mare e del deserto decisero di nascondere all’uomo la sua felicità, si trovarono in disaccordo nel trovare il luogo più adatto. L’uomo cocciuto sarebbe riuscito a trovarla lo stesso. Avrebbe scalato le montagne, percorso chilometri nel deserto e si sarebbe immerso nella profondità degli abissi.

Allora dove nascondere la felicità? Lo spirito del buio intervenendo disse:

“Nasconderemo la felicità dentro il cuore di ogni uomo. Fino a che l’uomo cercherà la felicità fuori di se, il bene più grande resterà nascosto.”

PLAY ZEN - L’ARTE DI PRATICARE SPORTI TRE  ATTACCAMENTI

Gli atleti si allenano in palestra svolgendo  il loro allenamenti fisici quotidiani. Esercizi, esercizi e ancora… esercizi. Inevitabile però affrontare aspetti come: paura e ansia. Nascono quindi domande non sempre nel tempo giusto, rivolte al Sensei Zorzi che mi ricorda tanto il maestro Miyagi di Karate Kid. Il Sensei li mette in guarda sui tre attaccamenti pericolosi: rabbia, potere ed egoismo. Tutti elementi legati alla legge del più forte.

Attaccamenti insidiosi che ti inducono a credere di essere il più forte fino a quando un giorno non arriva uno più forte di te e tu ti sciogli come neve al sole. L’atleta è prigioniero di questi attaccamenti. Fino a quando non se ne libererà riscoprendo la bellezza della sua fragilità che lo conduce ugualmente alla vittoria, non potrà mai essere un atleta felice.

Senza la felicità non è possibile esprimere tutto il proprio potenziale. Nemmeno se conosci alla perfezione la tecnica, perché la tecnica senza la felicità non è niente.

Questo è quello che dimenticano spesso gli atleti. La felicità. Lo sa bene l’olimpionico di tiro a segno Nicolò Campriani che nel suo libro autobiografico si domanda Cosa fa di un atleta un uomo felice?

 Un concetto così pieno di domande confuse e di dubbi legati al gioco interiore vissuto da ogni atleta, che è stato reso concreto e visibile dalla performance degli atleti sul palco. Un mix di perfezione coreografica del gesto tecnico attraverso cui esprimere la trasformazione da atleta inconsapevole ad atleta consapevole.

Parole e corpo insieme

E quando l’allievo è pronto… il maestro scompare.

Il testo di Edoardo Ribatti profondo e delicato ha il dono di trasmettere con semplicità una trasformazione necessaria per ogni essere umano, resa incantevole dalla bravura interpretativa di un Andrea Zorzi che ha saputo dosare con altrettanta delicatezza l’ironia. Strano vederlo senza la sua maglia azzurra numero 11 schiacciare come un martello palloni oltre rete. Senza quei suoi compagni che hanno fatto impazzire l’Italia sportiva intera; me compresa che non si perdeva mai una partita in TV.

Rivederlo in questo ruolo insolito per i miei ricordi mentali è stato come toccare con mano questa trasformazione. Una persona gentile e accogliente, dimostra tutto il suo stupore quando lo incontro dopo lo spettacolo. In quei pochi minuti di scambio dove lo ringrazio per il messaggio e le emozioni, ho visto nei suoi occhi meravigliati tutta l’umiltà del campione. Di colui che è certo di aver dato il massimo ma non può essere sicuro di essere riuscito nell’intento di trasferire un messaggio così complesso. In quello sguardo ho colto tutta la gratitudine tralaltro reciproca.

Una performance che lascia spazio all’espressione del corpo  guidato dalla parole nelle continua ricerca di un dialogo comune tra i due.  Il tutto sapientemente strutturato dalla genialità artistica che risponde al nome di Giulia Staccioli che, quando ero bambina e muovevo i primi passi nello sport praticando ginnastica ritmica, rappresentava uno degli esempi di tenacia e determinazione da seguire.

CONCLUSIONE:COME SI VINCE NELLO SPORT?

È la domanda che si pongono tutti: come si vince nello sport? Certo non è che uno pratica con l’idea di perdere. Non avrebbe senso. Tutti però sono affannati nel cercare nel posto sbagliato. Comprano pillole e bacchette magiche aspettandosi di raggiungere gli obiettivi con facilità e rapidità. Limitati da convinzioni e condizionamenti storici tipici di ogni disciplina, si precludono la possibilità di scoprire un modo nuovo di essere vincenti:

Puoi comprare la bicicletta di Vincenzo Nibali. Ma questo non farà di te un campione

Puoi comprare gli sci di Sofia Goggia. Ma questo non farà di te una campionessa

Il campione deve essere fonte di ispirazione. Non di imitazione. Non potrai  mai essere come lui. Non perché non ne sei capace. Semplicemente perché tu sei tu. Sei unico/a. E potrai diventare campione a tua volta con la tua unicità.

Allenati prima di tutto nel gioco interiore a essere un atleta felice. Obiettivo che si raggiunge solo quando Mente e Corpo dialogano tra loro e sono perfettamente in Sincronia.

La Sincronia devi cercare se vuoi creare uno stato mentale di assoluta concentrazione. Vivere l’esecuzione del gesto tecnico momento per momento, non solo con il corpo ma con con la mente e anche con qualcos’altro che spesso viene dimenticato. Uno stato che hai già vissuto tante volte ma che non riesci a replicare quando vuoi solo perché non hai mai creduto possibile allenarlo.

Uno stato mentale che ti permette di essere nel qui e ora: l’unico momento dove sei connesso con la tua felicità interiore. Ciò non significa negare le delusioni o i giorni di sconforto e di tristezza.  Questi sono utili per poter comprenderne la differenza. Ma se non sei felice ogni cellula del tuo corpo non ti permetterà di usare tutte le risorse necessarie affinché tu esprima il tuo potenziale.

Se scegli di praticare sport fa in modo che diventi un’arte. La tua arte. Altrimenti al termine della carriera ti resterà una bacheca piena di oggetti ma vuoti di esperienze. Soprattutto, se sei a inizio carriera,  ti sarà difficile poter vincere.

Con l’augurio che tu possa un giorno vedere lo spettacolo, ti ringrazio per la lettura e ringrazio Andrea Zorzi, Giulia Staccioli e i Kataklo’ per aver creato una performance che oltre a parlare di Mente e di Corpo parla anche di qualcos’altro…sta a te scoprirlo, come al solito non posso dirti tutto :-). Allora…play zen 🙂

Grazie!!

Aurora

p.s qui trovi altri articoli di sport con il teatro

Arrampicata: S(l)egati. La morte sospesa

Ginnastica Ritmica: Lo stato dell’arte e del gesto atletico dello sport

Pugilato: La strategia del più debole

Ciclismo: Tempi maturi… nella mente del ciclista

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(foto tratte da Kataklò @francescowebnet. Altre foto Aurora Puccio)

Aurora Puccio
About Aurora Puccio
Ciao! Sono Aurora la mia filosofia è invitare le persone a guardare le cose da angolazioni differenti, partendo dall'atteggiamento mentale con il quale si osserva una situazione. Lo sport è la mia più grande passione insieme ad altre forme artistiche come teatro e scrittura, che in questi articoli si intrecciano con armonia per darti degli spunti sull'allenamento mentale.
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