IL BLOCCO DELL’ULTIMO COLPO
Niccolò Campriani tiro a segno
Audio storia #9 di Aurora Puccio tratta dalla serie “Le brevi storie di Athýke”
Il blocco dell’ultimo colpo rappresenta il nodo fisso da sciogliere per l’olimpionico Niccolò Campriani vincitore ai Giochi Olimpici di Londra 2012 e di Rio 2016. Grazie a questo blocco l’ex azzurro scopre cosa vuol dire essere un uomo felice.
Dopo aver ascoltato la storia potrai vedere il video tratto dal canale ufficiale delle Olimpiadi dove puoi vedere la parte finale della gara olimpica.
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Ricordati di dimenticare la paura: Cosa fa di un atleta un uomo felice
SINOSSI
Una carabina sgangherata, un manuale di tiro scritto in cirillico («ma con molte illustrazioni»), un bersaglio perennemente occupato da una coppia di colombi che ha fatto il nido «nel posto più sbagliato della terra». Ma soprattutto tanta, tanta voglia di vincere. Il giovane Niccolò Campriani è uno studente d’ingegneria ma è anche il miglior tiratore «in piedi» mai nato nella storia del suo sport. Un predestinato.
Nel giorno più importante della sua vita, alle Olimpiadi di Pechino del 2008, proprio nell’istante in cui sta per stringere tra le mani quello che ha sempre sognato, la medaglia d’oro, scopre di avere un avversario imprevisto e imbattibile. L’ultimo colpo. Quello decisivo. Il «blocco dell’ultimo colpo» si rivela un problema più grande del previsto. E per superarlo, Niccolò finisce per lasciare l’Italia e rifugiarsi in America. Lì, intraprende un viaggio dentro se stesso, alle origini dell’ambizione, alle radici stesse della propria essenza di uomo, tra i sogni di gloria e gli equivoci imposti da un ambiente e un paese, l’Italia, che non sa più vincere, ma neppure più perdere.
Quattro anni di studio, allenamenti e riflessioni da «cervello in fuga», per scoprire infine che «tra il mirino e il bersaglio non c’è solamente aria e distanza», ma anche paura. Paura di fallire e di deludere gli altri e soprattutto se stessi. Paura, insomma, di dover fare i conti con la propria identità.
Durante questo viaggio, Niccolò incontrerà il «se stesso» tredicenne; lo rivedrà in mutande, da solo, davanti a uno specchio, intento a concentrarsi, durante un’interminabile notte, alla vigilia di una gara, la prima, quella in cui cominciò il gigantesco equivoco della sua vita di atleta. Da quella notte, risalirà controcorrente il fiume della propria vita, incrociando personaggi e voci e fantasmi, e imparando finalmente che accettare i propri limiti è il primo passo da compiere non per superarli, ma per provare a spostarli un po’ più in là. «Ricordati di dimenticare la paura», la frase ascoltata nel momento più inatteso di questo viaggio, diventa così il mantra che lo porterà a ritrovare la sua strada di uomo e di sportivo.
«Cos?è che fa di un atleta un campione?» chiedono a Niccolò alla fine di questo suo romanzo di formazione. «Non lo so. Davvero, ancora non lo so. Però adesso posso dire con certezza che cosa fa di un atleta un uomo felice.»
Le storie sono un piacere per chi le ascolta. Un modo per apprendere strategie efficaci. Se ti è piaciuta questa storia ti invito a condividerla su tuoi canali. In questo modo potrai aiutare altre persone.
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Aurora
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