IL VALORE DELLO SPORT
Alla ricerca del perché perduto
di Aurora Puccio
Benvenuto in questa serie Accendi la mente illumina la performance® dedicata all’allenamento del pensiero in azione per osservare la prestazione da altri punti di vista.
Come diceva Socrate non ho nulla da insegnarti. L’unica cosa che posso fare è farvi pensare e lasciare a voi la scelta di decidere quali pensieri e strategie mentali applicare alla vostra prestazione.
IL PERCHÈ
Perché se facciamo una bella prestazione è merito della tecnica mentre al contrario è tutta colpa della testa? Avete mai riflettuto sull’idea che il pensiero è azione e non qualcosa di statico?
Prima di continuare lasciatemi un attimo che mi presenti. Sono un mental coach sportivo specifico per la performance che oltre allo sport ha anche la passione per la scrittura e il teatro attraverso il quale raccontare storie dalle quali trarre spunti sulle strategie mentali e il pensiero in azione.
CHI SONO
Ho scelto di creare questa serie perché ho notato che soltanto alla tecnica si attribuisce la caratteristica della praticità, mentre poverino il pensiero viene visto come qualcosa di teorico da praticare sul divano. Invece non è così
Il pensiero è astratto e allo stesso tempo pratico e dinamico. Lui comunque agisce. Esattamente come l’esecuzione di un gesto tecnico. Immaginate una vostra prestazione di qualunque tipo e livello e chiedetevi quanto tempo avete dedicato a osservare i vostri pensieri.
Del tipo: non sono capace, gli altri sono più bravi di me, quelli positivi hanno la caratteristica dell’eccezionalità.
Credete davvero che tutto questo non influenzi poi il vostro gesto finale? Come fate a fare quello che fate se non vi siete mai soffermati sul modo con i quali i pensieri, da voi creati, interagiscono con tutto il resto?
Quindi in questa serie, attraverso racconti, aneddoti e storie, parleremo del pensiero in azione.
L’ARGOMENTO DI OGGI:IL VALORE DELLO SPORT
Il tema che voglio trattare oggi è il concetto di sport sia a livello agonistico o amatoriale non importa. Di recente ho pubblicato sui social questa frase
Lo sport è quell’esperienza che forgia il carattere e ti cambia la vita.
Ridurre la sua immensità nel piccolo spazio di una medaglia o di un podio,
significa perdere l’essenza del suo reale potere.
Cosa ho voluto dire…?che se vi concentrate solo sul risultato, se pensate di essere felici sono se vincete, se fate tutto solo per essere approvati dall’esterno, vi state perdendo la parte più bella che lo sport può regalarvi. State sminuendo il suo valore. Il suo grande insegnamento.
Personalmente piace vincere, ho sempre giocato per vincere. Anche se mi mettete a giocare a carte o a dadi, la parte competitiva di me salta sempre fuori. Questo non vuol dire però vivere la competizione con la spada di Democle sopra la testa. Come se fosse la fine del mondo. Ovviamente non ci sono arrivata subito. Ho messo in discussione il mio modo di pensare che nel tempo si è evoluto. Il primo passo è essere flessibili aperti al cambiamento.
Quello che fa la differenza è il come vivete il vostro sport e la competizione
Perché per vincere, prima occorre esser capaci di godersi tutto quello che lo sport può regalarvi: vittorie e sconfitte, gioie e delusioni. Tutto.
CONDIVISIONE PERSONALE
A tal proposito voglio condividere con voi un racconto scritto qualche giorno fa e dedicato alle mie ex compagne di squadra con la quale ho condiviso gli anni più belli della mia carriera sportiva. Faccio una premessa: Voi in questo momento non mi vedete, ma dovete sapere che sono stata sempre diversamente alta.
La mia prima visita medica sportiva è stata uno schock. Lo ricordo come se fosse ieri. Al momento di misurare l’altezza, il medico neanche si scomoda dalla scrivania Mi guarda, fa una veloce scannerizzazione dall’alto verso il basso e scrive un numero sul foglio medico. Io curiosa chiedo. Non l’avessi mai fatto. Il responso è 1m48 cm. Pam una pugnalata. Cerco di contrattare i due centimetri che potrebbero migliorare la situazione mentale già messa a dura prova. Invece niente. È stato irremovibile. Poi, lungo il mio percorso ho incontrato le mie compagne di squadra e vi assicuro che non sono state tenere. Ormai la mia altezza era diventata il punto di riferimento per misurare ogni cosa.
Quindi, quando ho iniziato oltre a essere bassa, ero timida e silenziosa. Ma correvo più veloce di tutte. Poi ho incontrato loro, sono rimasta bassa, la timidezza ha lasciato spazio all’ironia e il silenzio alla grinta.
Ci vediamo dopo il racconto 🙂
PER AMORE DEL GIOCO – La trasferta Catania Milano
di Aurora Puccio
Consiglio vivamente di praticare uno sport di squadra. Ciò che può insegnarti, le amicizie che ti regala nel tempo, hanno un valore inestimabile. Soprattutto loro, le tue compagne ti sostengono sempre. Anche nei momenti di difficoltà. Ed è qui che scopri tutto il loro amore e l’attenzione a te dedicata.
Come quella volta sull’areo all’andata di una insolita trasferta al Nord Italia, proprio a Milano. Al tempo non potevo immaginare sarebbe diventata teatro di un cambio di vita.
Orgogliose di indossare la nostra divisa sociale saliamo convinte fingendo di tirarcela come se fossimo la squadra nazionale di un non precisato paese sperduto nel mondo.
Riposti i bagagli extra in stiva con tutto il materiale tecnico portiamo con noi i nostri super zaini da riporre rigorosamente nelle cappelliere.
Ho sempre avuto un rapporto d’amore e odio con le cappelliere degli aerei. La mia limitata altezza, per fortuna solo fisica, ogni santa volta mi pone sempre la stessa difficoltà: come arrivare a posare il borsone senza chiedere il supporto di nessuno.
Ma tu sei li con la tua squadra e stavolta il problema neanche te lo poni perché esiste il gioco di… squadra. Sei certa che loro, le tue fidate compagne di tante battaglie, saranno pronte a supportarti.
Sicura procedo verso il mio posto. Arriva il momento topico. Ho l’ansia sempre di fare brutte figure e non vedendo nessuna mano amica avvicinarsi mi giro e noto che le stronze, scusate ma è cosi che devo apostrofarle, divertite guardano la scena. Senza muovere un dito.
No mi spiace. Non sapevo ancora dell’esistenza di un aggeggio laterale al sedile che fa da scalino per permettere di raggiungere l’odiata cappelliera.
Lo scoprirò solo vent’anni dopo…della serie: non è mai troppo tardi!
Con lo stato d’animo diviso a metà tra l’imbarazzo di fermare la fila che nel frattempo si era formata dietro di me e la voglia di uccidere le compagne che faticavano a trattenere il riso da iene irriverenti, ecco che la calda voce di un salvatore della patria propone il suo aiuto
Speranzosa sogni sempre che dall’altra parte ci sia un Brad Pitt pronto ad accoglierti con un sorriso stile pubblicità da dentifricio, e canottiera bianca che lasci intravedere gli addominali da personal trainer.
Ahimè anche in questo la fortuna non ti assiste.
Un aiuto comunque non si rifiuta mai. Lo ringrazio e delusa accomodo il fondoschiena nel mio posto centrale. Alla mia destra ho una compagna e alla sinistra lo sconosciuto. Che culo!
Almeno all’atterraggio il problema è già risolto senza l’aiuto di quelle arpie.
Alcune sono sedute dietro di me. Altre di lato. In pratica sono circondata dai loro neanche tanto celati sorrisini di soddisfazione. Si scambiano sguardi divertite. So già che per i prossimi 50 anni si vanteranno di essere state delle grandi.
Quando penso che il peggio sia passato, lo sconosciuto cerca con cortesia di instaurare una comunicazione con la sottoscritta. Essendo uomo cerca di mettere in risalto tutta la sua preparazione in ambito sportivo e senza nessun ombra di dubbio azzarda un’ipotesi:
“Siete una squadra?”
“Si” rispondo con il minimo sindacale di suono che la mia voce cortese emette. Allo stesso tempo vuole anche sottointendere di chiudere già la conversazione. Ho una partita da giocare e non vedo l’ora di isolarmi con il mio inseparabile walkman . Quello che oggi è spotify sul cellulare con il difetto di dover scegliere con cura le cassette, tante da portare con le canzoni giuste. Non vi dico se dimenticavi quella con la tua canzone preferita
“Mi lasci indovinare che sport fate…”
“Guardi mi creda. Non riuscirà mai a indovinare.”
“Mi lasci fare” mi dice con aria di chi sa il fatto suo e continua
“Io sono uno che se ne intende. Sa, l’ho capito subito.”
“Ah si?” No adesso voglio divertimi io e capire fin dove vuole arrivare.
“ Ma si. È evidente… siete donne, siete una squadra, quindi quasi sicuramente giocate a pallavolo”
“Scusi, mi spiace contraddirla. Credo che abbia sonoramente sbagliato. Ha visto quanto sono alta? Secondo lei potrei essere mai una pallavolista?”
In quegli anni non esisteva ancora la posizione del libero…
“ Ah no?” risponde sorpreso. Fermati, ti prego. Sei ancora in tempo.
“Allora basket?” insiste il saputello. Proprio non ce la può fare. Eppure se solo avesse letto quanto scritto sulle nostre tute la risposta sarebbe stata facile e avrebbe fatto pure un figurone.
“No, guardi. Le sue risposte fanno acqua da tutte le parti. Non può minimamente immaginare…”
“Va bene mi arrendo. Sentiamo. Quale sport praticate?” Adesso è pure scocciato.
“Softball.” dico con orgoglio. “Pratichiamo Softball un gioco americano. Ha mai visto il film con Robert Redford Il migliore? Ecco quello.”
“Ma certo.” risponde con aria di chi continua a considerarsi un esperto di sport.
Non contento della pessima figura appena fatta, insiste. La strategia sembra quella di negare anche l’evidenza perché comunque deve sostenere il ruolo del super esperto sportivo. Nel frattempo sfoglia l’immancabile gazzetta dello sport soffermandosi ovviamente solo sulle pagine del calcio.
“Certo. Conosco bene questo sport. Quello con la mazza e il guantone. Giusto?”
Un sospiro di sollievo da parte mia a sottolineare quanto sia uscito da sotto un tram. Spero che abbia la decenza di fermarsi cosicché possa godermi in relax il mio viaggio.
Ma il nostro super eroe allenato a non mollare mai purtroppo non si ferma. Quanto gli sarebbe servita la strategia del mollare la presa. Invece azzarda un’altra domanda e convinto mi chiede:
“Si quello sport dove c’è quel famoso giocatore italo-americano. Come si chiama…quello che ha sposato l’attrice più sexy di Hollywood… Joe di Giugno. Ecco.”.
“Maggio. Si chiama Joe di Maggio” rispondo infastidita. Proprio a me doveva capitare?
“Uno sport molto interessante. Un po’ complesso da capire ma non difficile da giocare”
“Occhio che stai per fare la pipì fuori dal vasino” penso tra me e me. “Stai attento a come ti muovi. Ascolta a me. Taci. Ti prego ti prego, ti prego.”
L’universo doveva essere in sciopero quel giorno perché le mie preghiere restano inascoltate. Arriva così la domanda più temuta da qualsiasi giocatore e giocatrice al mondo di baseball e softball.
“Tu batti o corri?”
Stai calma, Aurora. Stai calma. Porta pazienza. Il tuo è uno sport poco conosciuto. Uno sport minore e anche un po’ strano. Dove lo trovi un sport così particolare: sia di squadra che individuale. Si perché quando sei nel ruolo del battitore sei solo contro tutti ma stai giocando comunque per la tua squadra e rispetto ad altri sport non si attacca e si difende in contemporanea.
Puoi o solo attaccare o solo difendere su un campo a forma di diamante per sottolineare la sua rara peculiarità.
E la strategia e la tattica? Di una bellezza sopraffina. C’è una intelligenza agonistica dietro che è pura arte. E poi la meraviglia di comunicare con dei segnali in apparenza stravaganti e privi di senso per gli altri ma non per te e la tua squadra. Un linguaggio in cui anche il minimo errore di interpretazione può decretare incomprensione e cambiare le sorti di una partita.
Come faccio a comprimere tanta bellezza in un semplice batti e corri?
No il mio sport non è solo un tu batti o tu corri
È molto di più.
Alle volte però è meglio praticare la gentilezza e con tono di chiusura rispondo con un didascalico:
“Si”
Mi giro in cerca degli sguardi delle mie compagne che non si sono perse neanche una parola della scena. Rido pure io.
Resesi conto che ormai lo sconosciuto non avrebbe più alimentato il loro riso adesso hanno preso di mira un’altra di noi. Colei che più di tutte ha paura di volare. Ogni volta sale terrorizzata pregando uno ad uno, tutti i 365 santi del calendario. Noi per aiutarla leggiamo ad alta voce il giornale dove, coincidenza, c’è proprio un articolo sull’areo caduto il giorno prima.
Cerchiamo di sdrammatizzare il momento. Imperterrite ignoriamo le sue richieste di fare silenzio.
Godiamo vedere la sua paura e nel frattempo esorcizziamo la nostra.
Per rendere il tutto ancora più verosimile ci viene in aiuto lo stesso aereo che durante il viaggio decide di avere qualche problemino lieve ai motori a tal punto da regalarci l’ebrezza di restare sospesi per un tempo che a noi è sembrata un’eternità.
La tensione sale. Lei diventa viola. Noi non sappiamo più se ridere o aver paura.
Neanche quando pensiamo che la cosa sia realmente seria visto che hostess e steward corrono ai rispettivi posti e si scambiano telefonate concitate.
I minuti più lunghi della nostra trasferta superati i quali l’areo è stato trasformato in un posto di divertimento per smorzare la tensione accumulata. Con le nostre risate abbiamo risollevato l’umore degli altri passeggeri che hanno accolto di buon grado il nostro chiasso. Anche quando a turno abbiamo cercato di attirare le simpatie dello steward più figo fino a quando il comandante, giustamente ci ha invitato a sospendere lo show.
Si è vero le mie compagne di squadra sono state delle stronze. Ma è grazie a loro che ho imparato ad accettare il limite della mia altezza fisica trasformando un difetto apparente in un punto di forza insegnandomi l’auto-ironia che ancora oggi mi salva dalle difficoltà.
Per fino da me stessa.
CONCLUSIONE
Quando scegliete di investire sullo sport vi deve essere ben chiaro il “́” della scelta. Dal vostro “perché” dipende tutto. Allora vi invito a prendere carta e penna e a scrivere il vostro perché da cui potrete abbinare il vostro pensiero in azione.
Il valore dello sport è proprio questo: un mix di bellissime esperienze alcune festose altre di sofferenza ed essere come il bruco che dopo tanta fatica libera le sue ali, per trasformarsi in farfalla.
Il mio augurio per questo 2021 è di aprire , per esplorare nuove opportunità di crescita che lo sport vi regala.
ESERCIZIO:TROVATE IL VOSTRO PERCHÈ
- Prendete un foglio di carta e una penna ( no digitale perché fa male ai neuroni 🙂
- Iniziate a scrivere a ruota libera tutto quello che vi passa per la testa sul “perché” avete scelto di praticare questo sport. Ad esempio: per andare alle Olimpiadi, o per gli amici o per qualsiasi altra motivazione, va bene. Scrivete tutto. Anche quello che può sembrare banale alle volte nasconde un perché molto forte. Non ci deve essere giudizio da parte vostra. Scrivete e basta senza neanche preoccuparvi della punteggiatura o della grammatica. Quando fate fluire la penna senza preoccuparvi di errori o altri condizionamenti razionali, riuscite a entrare in connessione con voi stessi.
- Esaurito il flusso rileggete quanto scritto e se siete stati sinceri con voi stessi, dovrebbero esser saltati fuori dei pensieri che rappresentano il vostro perché. Verificate se siano veramente vostri e non influenzati dall’esterno.
Fa la differenza!!
buon allenamento
Aurora
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Aurora
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