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A1 Passo da te – Occorre pensare in modo diverso

A1 Passo da te – Dobbiamo pensare in modo diverso
Se vinciamo con questa squadra cambieremo per sempre questo sport
Billy Beane General Manager Okland Athletics (Film MoneyBall – L’arte di vincere)

L’attore Brad Pitt, nel film sul Baseball Money Ball-L’arte di vincere, diceva: “Dobbiamo pensare in modo diverso”Nel ruolo di Billy Beane General Manager degli Okland Athletics,  un giorno si trova con il budget ridotto e pensa di non poter competere con i grandi colossi della Major League come i New York Yankees.

Costretto a trovare una nuova strategia, cambia modo di pensare grazie a Peter Brande, un esperto di statistiche laureatosi allo Yale University che gli dice: “È tutto sbagliato. Lo scopo non deve essere comprare giocatori. Lo scopo deve essere comprare punti. Sono i punti che fanno vincere le partite.”

Un’idea folle per un’ambiente abituato a pagare milioni di dollari ai giocatori per i loro fuori campo, il gesto tecnico più spettacolare e difficile del baseball che, sulla carta, dovrebbe assicurare i punti necessari per vincere. Peccato poi non controllare le statistiche e notare che non garantisce i punti che ci si aspetta e quindi vale veramente tutti quei dollari? No.  Esiste un modo diverso di costruire una squadra altrettanto competitiva con un budget contenuto. Il risultato? Dopo un inizio disastroso dove i protagonisti lottano in difesa della loro idea contro chi pensa siano dei folli a uscire fuori dagli schemi, gli Oakland Athletics vincono 22 partite consecutive, record ancora imbattuto, e arrivano A UN PASSO dal sogno: vincere le World Series. Per rendere l’idea è come se nel calcio la Nuova Zelanda fatta di perfetti sconosciuti, neanche professionisti, perdesse in finale al Campionato del Mondo contro i cinque volte campioni del Brasile.

Resta l’impresa e il modello viene successivamente replicato dalla squadra dei Boston Red Sox il cui presidente aveva intuito, prima degli altri, la validità del progetto.

Due anni dopo i Boston Red Sox vinceranno le World Series.

Siamo quindi allenati a pensare che una cosa sia impossibile fino a quando non arriva qualcuno abbastanza folle da realizzarla. Ma il mondo appartiene ai folli, diceva Steve Jobs.

Esistono storie simili a questa che non accadono solo oltre oceano. Ma  A1 passo da noi.

La storia infatti che sto per raccontarti assomiglia a una favola, se consideriamo il contesto socio-culturale in cui viviamo, e mi auguro possa darti la forza di credere nei tuoi sogni impossibili.

Un giorno per caso… 

Tutto nasce un giorno per caso. Una sera mi trovo qui a Milano al Festival Mondiale dello Sport Cinema e TV cui sono particolarmente affezionata. Mi permette di conoscere storie che difficilmente i mass media raccontano. Ogni anno  mi trovo a scorrere il programma con ben 150 film finalisti su oltre 950 partecipanti in tutto il mondo. Panico. Vorrei vederli tutti ma devo fare delle scelte: alle volte il criterio è l’incipt. Altre la disciplina o uno sportivo famoso.  Ma in tutti questi anni noto per  la prima volta uno sport che fino adesso non era ancora stato mai raccontato e a cui, per una serie di motivi, sono particolarmente legata: la pallanuoto. Penso: “Finalmente. Era ora!”

Incuriosita approfondisco e scopro si tratta dell’A.S. Roma Nuoto. Sorrido. Non mi stupisce che siano proprio loro. Da qualche anno, infatti, seguivo con interesse i loro video e il loro modo di comunicare perché mi emozionavano. Pensavo a quanto fossero stati lungimiranti ad aver compreso che lo sport non è solo performance o risultati sportivi. Lo sport è soprattutto un mix di emozioni da vivere e raccontare, se si vuole trascinare le persone sugli spalti di una piscina, di un palazzetto, di un campo di baseball o di hockey. Insomma. Mi hai capito.

Occorrono però persone disposte a raccontarle e una società innovativa pronta ad accogliere la sfida del “mai fatto prima”. Ed è quello che ha pensato il regista Marco Gallo, siciliano di Agrigento e Direttore Marketing e Comunicazione della società giallo-rossa. Lo conosco la sera della proiezione e mi  racconta come sia arrivato per caso al mondo della pallanuoto. Di come si fosse accorto da subito che poco o niente esisteva per questo sport a livello di comunicazione, soprattutto video-fotografica. Un giorno viene a conoscenza di un bando di concorso per partecipare a questo festival mondiale del cinema e decide di provarci. Non ha molto tempo a disposizione. La scadenza è vicina. Ma da quando ha sposato  il progetto della società, ha migliaia di ore di riprese video: partite, interviste e altro. Ben cinque anni di materiale e un documentario da realizzare in fretta. Gli viene subito l’idea di creare un montaggio per descrivere l’evoluzione sportiva e dirigenziale di questa società. Serve solo aggiungere altre interviste più specifiche ai protagonisti, una colonna sonora in sintonia con il variare delle emozioni raccontate, e uno storytelling che già dal trailer cattura ed emoziona lo spettatore.

Partirò proprio dal trailer per farti entrare nel mondo della pallanuoto e delle emozioni sportive. Questo video parla anche di te che pratichi una disciplina differente.

Il Sogno e  l’approccio mentale della società

Un progetto a lungo termine. Un sogno: creare un modello di eccellenza sportiva a 360 gradi capace di ispirare gli altri. Non solo in termini di risultati sportivi. Ma anche a livello dirigenziale, marketing e comunicazione. L’obiettivo? Portare la città di Roma nella massima serie della pallanuoto maschile attraverso un giusto mix di giocatori, con esperienza anche internazionale,  e ragazzi cresciuti nelle giovanili del club con un approccio rivolto a costruire un sistema che duri nel tempo. Un sistema capace di sviluppare una crescita costante, senza risentire dei cambi generazionali che creano quei vuoti pericolosi in cui la maggior parte delle discipline cadono. Poi però pagano un prezzo ancora più alto di quello che non vogliono spendere investendo solo su giocatori già formati piuttosto che investire tempo e denaro in un vivaio. Il rischio di scomparire è alto.  È già successo in altre discipline dove, seppur vincendo scudetti e coppe, non avendo giovanili alle spalle e basandosi solo su atleti già costruiti, alla fine si ritrovano solo con il ricordo di una vittoria incisa in una targa.

Questo è il progetto ambizioso di due giovani intraprendenti sognatori: Nicolò Cristofaro (Presidente) e Luigi Grossi (Vice Presidente). All’inizio di quest’avventura hanno appena vent’anni, zero esperienza, ma l’entusiasmo di provare a cambiare le cose dando l’esempio. Nessuno avrebbe scommesso su di loro. Ammettono che se fossero stati nei panni degli altri, probabilmente avrebbero avuto le stesse perplessità. Ma ci credono. Già questo è qualcosa.

L’inizio

Nel 2008 fondano la società sportiva A.S. Roma Nuoto specializzata in  marketing e management dello sport, gestione degli impianti sportivi ed organizzazione di eventi. L’intento è creare una realtà sana e competitiva ma fuori dai soliti schemi a cui siamo abituati. Grazie a questo nuovo approccio mentale, ci riescono in soli dieci anni, portando Roma ai seguenti risultati:

  • una promozione in Serie A1
  • N.7 squadre giovanili dall’under 11 all’under 20
  • Roma Academy (progetto per formare atleti con l’obiettivo di divulgare il gioco della pallanuoto)
  • Summer Camp
  • Film/documentario finalista al FICTS Festival Internazionale dello Sport Movies & TV

Marco Gallo premiato al Festival dal Prof. Franco Ascani responsabile della FICTS

Partirò da quest’ultimo traguardo perché mi permette di toccare anche tutti gli altri temi. Rappresenta il primo film/documentario in Italia su questa disciplina. Sarà tradotto anche inglese per permetterne la divulgazione su scala internazionale. Il regista Marco Gallo racconta le emozioni di questa storia prendendo come punto di riferimento la società Roma Nuoto, ma lasciando ampio spazio al gioco della pallanuoto che diventa protagonista promuovendo se stessa come strumento per amplificare e coinvolgere emotivamente lo spettatore. Un racconto dove qualsiasi sportivo può facilmente identificarsi.

Marco ha la grande abilità, e aggiungo sensibilità, di andare oltre. Cura anche l’aspetto di chi lo sport lo guarda dagli spalti evidenziandone gioie incontenibili per  le vittorie, alternati a sguardi delusi per le sconfitte inaspettate lasciando il palco del meritato successo ai festeggiamenti degli avversari. A tal proposito ho avuto l’occasione di scambiare per caso due chiacchiere con il loro preparatore atletico Mario Andolfi, nonché ex preparatore del Setterosa olimpico ad Atene 2004. Mi racconta come uno dei tanti aspetti positivi di lavorare con questa società sia l’ambiente. Esiste veramente il fair play tra i giocatori e tra i tifosi sugli spalti. Si è proprio creata una cultura  a riguardo. In vasca si lotta fino all’ultimo secondo per vincere, come giusto che sia. I tifosi si limitano a tifare per la propria squadra con energia ma mai sopra le righe o contro gli avversari. Suonata la sirena del quarto tempo, finita la battaglia, tutti passano al “quinto tempo”. Come succede nel rugby, si sta insieme. Si tratta anche di un momento, oltre che per socializzare, per confrontarsi.  Ed è  quello che lo sport dovrebbe insegnare oltre la vittoria.

A1 PASSO DA TE

Oggi la Roma è finalmente nel campionato delle grandi. Gioca partite contro squadre storiche come la Pro Recco, la più titolata in Italia e nel mondo a livello maschile. Ma come un viaggio dell’Eroe che si rispetti, non sono mancate le difficoltà che hanno messo a dura prova resilienza e motivazione bussando incessantemente alla porta dei due giovani intraprendenti sognatori: Nicolò e Luigi.

Il loro sogno è partito costruendo una squadra con giocatori esperti amanti delle sfide e con la voglia di mettersi in gioco. Hanno accolto il ruolo di essere punti di riferimento per i più giovani, sia dal punto di vista tecnico, sia come esempio da seguire nei valori dello sport come rispetto per gli avversari, disciplina in vasca, senso di appartenenza alla squadra.

Settebello Oro Olimpico Barcellona 1992 e Setterosa Oro Olimpico Atene 2004

La scelta dell’allenatore è ricaduta su un grande ex olimpionico Mario Fiorillo vincitore, con lo storico Settebello come viene denominata la nazionale maschile, di una medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Barcellona 1992,  in una storica e combattuta finale contro la Spagna, reputata la partita del secolo. Me la ricordo bene. È stato il mio primo contatto con il meraviglioso mondo della pallanuoto.  Emozioni incredibili che mi fecero da subito appassionare e che si sarebbero ripetute qualche Olimpiade più tardi grazie al Setterosa, la nazionale femminile, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004: prima e unica squadra femminile a vincere un’Olimpiade al termine di un ciclo vincente durato 10 anni.

Siamo nella stagione 2015-2016 e la società si aspetta di raccogliere i primi frutti. Fiorillo, insieme al suo staff tecnico, svolge un lavoro eccellente formando un gruppo di atleti affiatati, preparati su schemi e strategia di gioco. Tutto funziona perfettamente e la squadra si qualifica alle fasi finali dei play off per salire in A1.

Nell’ambiente si respira l’aria di una vittoria come una conseguenza naturale, visto il gioco espresso durante l’anno tanto da risultare tra i favoriti per il successo finale. Sulla carta oggettivamente le qualità tecniche della Roma sono superiori. Ma qualcosa va storto. Proprio in casa, al Foro Italico, saranno fatali i rigori alle semifinali. Il sogno si infrange contro uno scoglio inaspettato: la consapevolezza. Un giocatore racconta:“Abbiamo avuto paura di perdere. Di fallire. Ci è mancata la consapevolezza di essere forti.”

Una sconfitta a cui nessuno, nemmeno la dirigenza aveva previsto dando per scontata la promozione a tal punto da essere proiettata con la mente nel futuro pronta a costruire una nuova stagione che non sarebbe invece mai arrivata. Un errore fatale cui spesso, almeno una volta nella vita, qualsiasi sportivo è caduto. Alla fine la palla è sempre rotonda. Può entrare in porta gonfiando la rete e i cuori dei vincitori, oppure andare a schiantarsi contro un palo per un niente, e allora sono i cuori degli altri a festeggiare. Il tuo lo raccogli e cerchi di capire cosa sia successo.

Tutti escono provati da quest’esperienza anche dal punto di vista mentale. Un colpo che però non riesce a distruggere il sogno. Anzi, permette di trasformare l’evento negativo in un nuovo punto di partenza per migliorarsi ogni giorno. Diventerà il motto della società.

Così riparte la nuova stagione 2016-2017 e il primo segnale di cambiamento arriva con l’innesto nel roster di un giocatore esperto croato: Anđelo Šetka, fresco vincitore dell’argento olimpico a Rio 2016 che porterà tutta la sua immensa classe ed esperienza internazionale. Ancora una volta la squadra giallo-rossa giunge alle fasi finali play off per la serie A1. Il destino sembra però accanirsi e per la seconda volta consecutiva perdono tra le mure amiche. In casa. Ai rigori.

Questo è troppo. Si comincia a sospettare che non sia poi così tanto vantaggioso come si crede giocare nella propria città. Alle volte diventa un’arma a doppio taglio, com’è successo recentemente alla nazionale maschile di Volley durante i mondiali giocati in Italia. Aumenta la pressione e se non si hanno gli strumenti per gestirla, la mente entra in uno stato di nebbia totale che impedisce al gesto tecnico di esprimersi.

Stavolta per la società il colpo sembra assumere le sembianze di una “mazzata in testa definitiva”.  Invece dirigenza, allenatori e giocatori non ci stanno. C’è un sogno ancora da inseguire e si apprestano a iniziare la nuova stagione 2017-2018, la terza, con la speranza di concludere con un finale diverso.

Invece, a differenza dei due campionati precedenti, stavolta accade qualcosa che nessuno aveva previsto.

Il colpo di scena: l’esonero dell’allenatore

Durante le prime partite non giocate benissimo, arrivano dei segnali che Nicolò e Luigi interpretano come un campanello d’allarme cui prestare attenzione. Capiscono da subito che occorre attuare un cambiamento forte, se vogliono evitare la replica delle due stagioni passate. Si, ma cosa?  Come spesso accade in queste circostanze, il primo a farne le spese è l’allenatore. Prendono quindi la decisione di esonerare Mario Fiorillo e affidare la squadra al suo vice Roberto Gatto.

Ti invito a immaginare lo scenario: due ragazzi giovani inesperti con un sogno impossibile che prendono una decisione così azzardata da esonerare uno tra gli emblemi più importanti di questa disciplina, ovviamente senza avere nulla di personale. Come pensi sia stata vista nell’ambiente? Come un’altra follia. Poiché nessuno di noi è dotato di sfera di cristallo o della bacchetta magica di Harry Potter, con il senno di poi siamo tutti bravi. Quello che conta è prendere la decisione nel presente con uno stato mentale consapevole al 100%.

In quel momento Nicolò e Luigi hanno pensato fosse la cosa migliore per dare una scossa alla squadra. Hanno avuto il coraggio di uscire dalla loro zona di comfort per buttarsi nel vuoto di una situazione dove non c’era nessuna garanzia di successo. Ma nelle situazioni di stallo, piuttosto che restare fermi, è sempre meglio smuovere qualcosa. Tanto si ottiene sempre un risultato che può essere:

  • Negativo e allora si impara una nuova lezione da elaborare e trasformare
  • Positivo e allora sarebbe stata un’altra lezione: ascoltare i campanelli d’allarme e accettare di correre un rischio.
La svolta

Il nuovo allenatore si trova in una situazione surreale: prendere le redini di una squadra, a pochi mesi dall’appuntamento stagionale più importante, non è mica facile.

Roberto Gatto racconta: “Ho pensato di non farcela.”

Roberto ha sempre condiviso la filosofia di gioco del suo predecessore. Capisce quanto sia importante lasciare invariati schemi e strategie per concentrarsi sull’aspetto mentale dei giocatori. Decide quindi di  dargli  un supporto personale per sostenerli in questo passaggio difficile. I risultati non lo aiutano. Conquistano solo quattro punti in quattro partite. Il punto più basso giunge con la sconfitta in casa di un goal contro il Civitavecchia. La situazione sembra precipitare, quando succede un episodio che attiverà quel cambiamento necessario e cercato dalla società.

Subito dopo Natale si gioca il derby contro la Roma Vis Nova, acerrimi rivali in vasca. Come tutti i grandi derby che si rispetti c’è tanta tensione alimentata anche dalle problematiche interne. Come se non bastasse due dei “grandi” restano in tribuna per infortunio. Altri due escono dalla partita per espulsione. In acqua restano solo i ragazzi dell’under 20. L’energia cambia. Sono giovani, forse anche con  meno esperienza dei loro compagni,  ma hanno voglia di lottare per la loro squadra e finalmente arriva la vittoria. In quel preciso instante Roberto intuisce che da quel momento in poi non avrebbero più perso. La squadra si compatta e prosegue dritta come un treno verso la serie A1.

E dopo essere stata A1 passo da lei, finalmente la conquistano. In casa, al Foro Italico avvolta dall’abbraccio caloroso dei propri tifosi che in questi anni difficili ci hanno creduto fino in fondo anche loro contribuendo con energia alla realizzazione del sogno.

Sull‘onda dell’entusiasmo il Presidente si assume la responsabilità di organizzare in casa le finali scudetto giovanili della categoria Under 20. Ancora una volta, la piscina del Foro Italico e i rigori risultano fatali alla Roma Nuoto. Questo binomio comincia ad assumere le vesti di una cabala anche per chi scaramantico non lo è mai stato.

Due storie a confronto: Ustica (Baseball e Softball) vs Roma Nuoto (nuoto e pallanuoto)

Adesso vorrei porre alla tua attenzione un confronto tra due storie diverse per la disciplina praticata ma che rappresentano le due facce di una medaglia in cui qualsiasi sport può trarre ispirazione e insegnamento. Quindi interessa anche te che sei fuori dal baseball o dalla pallanuoto.

La prima storia l’hai appena letta.

La seconda inizia negli anni ’70 e riguarda l’isola di Ustica. Coincidenza, anche in questo caso esiste un film/documentario e in questo mio articolo trovi la storia completa dal titolo: Ustica gli anni del diamante 

Ma in questo contesto ciò che ti serve sapere è che in questa piccola isola siciliana situata di fronte Palermo e nota per le sua Riserva Marina Naturale, un giorno succede un miracolo sportivo. Grazie al gioco del Baseball e del Softball, una popolazione intera esce dai propri confini diventando un fenomeno socio-culturale. Entrambe le squadre infatti raggiungeranno la massima serie portando anche un’atleta usticese Cleila Ailara, ai Giochi Olimpici di Sydney 2000 dove l’Italia arriva quinta, miglior piazzamento di sempre. Per oltre 30 anni centinaia di ragazzi e ragazze si appassionano coinvolgendo l’intera comunità che li sostiene diventando “sport nazionale”, cambiando per sempre e in meglio il loro approccio alla vita. Tutto ciò che riusciranno a realizzare nelle loro professioni, lo devono in gran parte a questa storia sportiva.  Ustica diventa un caso nazionale e ne ottiene anche un ritorno di immagine ed economico perché diventa meta dei turisti che cominciano a conoscerla, oltre ad ospitare eventi sportivi internazionali.

Poi un giorno le risorse economiche non bastano più. Affrontare un campionato nazionale con trasferte al Nord dove sono concentrate le principali squadre, diventa proibitivo. Così, poco alla volta, Ustica viene abbandonata al suo destino. Poco alla volta quel campo di calcio, l’unico dell’isola, trasformato in un campo di baseball e softball come quelli che si vedono nei film americani ma con un invidiabile vista mare, lascia spazio alla desertificazione di quello che sarebbe potuto continuare a essere e che oggi non esiste più.

Epilogo: Occorre pensare in modo diverso
Un giorno l’uomo volerà… ti dico! Merlino dice ad Anacleto  (clicca sul video 🙂 )


Le storie insegnano. Sono fonti di ispirazione ma anche di riflessioni. L’unica costante della vita è il cambiamento. Occorre pensare in modo diverso ed essere sempre pronti a evolversi.

La storia è piena di uomini e donne lungimiranti che hanno avuto delle visioni troppo avveniristiche per il tempo in cui sono state  concepite. Per quella strana pratica sportiva di cui tutti siamo affetti e che si chiama: “resilienza al cambiamento”. A distanza di tempo poi anche gli altri prendono consapevolezza che i “folli” poi tanto folli non sono.

Sono solo un  passo avanti.

Lo sport, ad esclusione del calcio che lo mette già in pratica forse in maniera esagerata arrivando ad essere quotate in borsa, ha bisogno di un cambio di mentalità. Non può sostenere più un approccio dilettantistico ma diventare una vera e propria azienda abile a far convergere i risultati sportivi con attività collaterali capaci di creare economia per auto-sostenersi. Già qualcuno in diverse discipline sta sperimentando questa strada.

Anche gli sponsor potrebbero concedersi l’opportunità di pensare in modo diverso. Non soltanto focalizzarsi sul risultato che aggiunge pressione alla società: sa già che deve vincere. Non  ho conosciuto ancora nessuno che gioca per perdere. Ma, per osservare le cose da un’altra angolazione, il successo di uno sponsor non può essere legato o limitarsi solo al risultato sportivo. Personalmente quando conosco aziende che sostengono lo sviluppo dell’attività giovanili,  io son ben contenta di acquistare i loro prodotti e li sostengo. E non sono l’unica a pensarla così. Questa è un incredibile vittoria in termini di immagine e di ritorno anche economico… come è successo all’Isola di Ustica, in questo caso turistico,  che  per inciso non ha mai vinto uno scudetto.

Per non parlare del vantaggio di aiutare una società sportiva con sani principi e un progetto serio a lungo termine sul settore giovanile, contribuendo concretamente allo sviluppo e alla formazione di persone che un giorno saranno i futuri manager, medici o altro ancora.

Lo sport non è solo uno scudetto, una coppa o un’Olimpiade.

Lo sport è molto di più. Allena le persone, dal punto di vista fisico, sociale e mentale, ad affrontare le difficoltà della vita.

Ringrazio di cuore Marco Gallo (www.marcogallo.it) per la disponibilità  e la condivisione del progetto cinematografico. Il film/documentario, dopo l’anteprima assoluta a Milano al festival,  sarà proiettato ufficialmente in anteprima nazionale a Roma.

 

 

 

(Video tratti da Youtube. Si ringrazia per le immagini l’ufficio stampa dell’A.S. Roma Nuoto)

 

 

Aurora Puccio
About Aurora Puccio
Ciao! Sono Aurora la mia filosofia è invitare le persone a guardare le cose da angolazioni differenti, partendo dall'atteggiamento mentale con il quale si osserva una situazione. Lo sport è la mia più grande passione insieme ad altre forme artistiche come teatro e scrittura, che in questi articoli si intrecciano con armonia per darti degli spunti sull'allenamento mentale.
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