L’impegno è la chiave per essere vincenti
nello sport e nello studio
Di Aurora Puccio
Per ottenere ciò che si vuole è necessario tanto impegno e dedizione. I sacrifici ripagano sempre.
Andrea Cremaschi – Campione Europeo Pattinaggio a rotelle in linea
Ho già trattato il tema binomio sport e scuola con l’olimpionica di Atene 2004 del Setterosa (Nazionale Italiana Pallanuoto) Maddalena Musumeci in questo articolo dal titolo Sport e Scuola due mondi in cerca di dialogo.
Un tema che a distanza di anni, nonostante i primi lievi segnali di apertura verso una soluzione condivisa, di fatto resta per i giovani atleti una spada di damocle. Si tratta di un pregiudizio sociale nei confronti dello sport ritenuto ancora oggi una perdita di tempo e un ostacolo per lo studio anziché un alleato. Tant’è che molti atleti di alto livello sono costretti a scegliere se abbandonare i loro sogni sportivi, oppure dedicarsi solo alla scuola.
Tantissimi campioni hanno ampiamente dimostrato la possibilità di svolgere entrambe le attività. Anche perché non stiamo parlando di calcio, golf o basket con risvolti economici importanti che assicurano un futuro.
Lo studio è importante per tutti a prescindere. Per gli sport minori significa crearsi la base per il dopo carriera e occorre organizzazione, disciplina, tanti sacrifici e soprattutto impegno.
L’impegno è la chiave per essere vincenti nello sport e nello studio. E se con l’ex azzurra Maddalena Musumeci ho voluto esplorare il punto di vista da chi ha già concluso una carriera ricca di successi, conseguito due lauree e un master in psicologia dello sport riprova che con l’impegno tutto è possibile…, oggi il mio punto di osservazione si sposta dalla parte opposta: l’inizio carriera.
L’impegno secondo i giovani atleti
Per questa ragione mi viene in aiuto un giovane atleta di pattinaggio a rotelle in linea: Andrea Cremaschi plurimedagliato ai campionati Europei di Pamplona in Spagna con sette medaglie d’oro ed una di argento. Gareggia per la Società di Bellusco da dove è partita anche la leggenda dello short track Arianna Fontana.
Ho conosciuto Andrea durante un evento organizzato dall’Associazione Amici del Legnani insieme al suo compagno Riccardo Lorello già intervistato in questo articolo dal titolo: lo sport è un circolo vizioso. Entrambi atleti agonisti che studiano nella prestigiosa scuola del Legnani di Saronno (MI).
Andrea mi ha subito colpito per la disciplina, la compostezza e la serenità con la quale mi racconta la sua storia. I suoi occhi brillano d‘orgoglio per il suo sport, dimostrando un approccio consapevole e responsabile. Trasmette chiarezza sia negli obiettivi sportivi da raggiungere, sia nell’importanza di seguire con altrettanto impegno lo studio.
Nella lettura di questa intervista, ti invito a prestare attenzione a come sport e studio siano collegati e complementari tra loro.
Un giorno per caso
Andrea sta per compiere 5 anni quando a Origgio (MI) incontra per la prima volta quella che diventerà la sua grande passione: il pattinaggio a rotelle in linea. Infatti, proprio vicino a casa sua il destino vuole ci sia una pista. Trovare un campo da calcio è facile. Una pista no. Se a questo si aggiunge la casualità di ritrovarsi lì grazie alla sorella che stanca di praticare danza decide di provare questo nuovo sport, il tutto fa pensare a destino.
All’inizio per Andrea è soltanto un gioco. Poi poco per volta la passione cresce. Cambia diverse società fino ad arrivare al Bellusco per seguire il suo allenatore. Andrea comincia a comprendere che l’amore per i pattini può regalargli emozioni con le quali nutrire la sua giovane vita e farne tesoro come esperienza anche per il futuro. Nonostante la fatica degli allenamenti lui si impegna giorno per giorno. L’impegno è la chiave di tutto.
Più del talento. È la chiave che permette alla famiglia di assecondare la passione del figlio per sostenerlo economicamente perché purtroppo, come in tutte le discipline, quando l’atleta inizia a raggiungere livelli importanti, occorre anche un investimento notevole per sostenere attrezzatura, trasferte e ogni altro elemento utile per la performance. Soprattutto per realizzare i propri sogni.
Per fortuna con il tempo e i risultati arrivano anche gli sponsor tecnici. Aziende sensibili nel sostenere l’atleta meritevole. Per cui almeno dal punto di vista dei materiali i costi sono coperti.
Tutto questo però è stato possibile perché dietro al sogno di un grande atleta c’è sempre una famiglia pronta a sostenerlo. A tal proposito Andrea racconta:
“Mi ritengo fortunato prima di tutto nell’avere una famiglia che mi sostiene. Il pattinaggio a rotelle in linea, come tutti gli sport agonistici, richiede tanto tempo. Solo per andare in palestra ad allenarmi tutti i giorni occorre un’ora di viaggio in macchina ed è pesante. In questo devo ringraziare tanto la mamma. Visto che le cose andavano bene in famiglia, ha deciso di smettere di lavorare per dedicarsi a me e a mia sorella.
Non ti nascondo che ci sono stati comunque dei periodi così intensi e pesanti che ho deciso di farmi affiancare da un mental coach sportivo. Un amico di famiglia che conosco molto bene e con cui mi trovo a mio agio nell’espormi. Lui mi aiuta non soltanto per la gestione dell’ansia da prestazione del pre-gara, ma anche nel gestire al meglio tutto ciò che mi circonda, come nell’organizzazione dello studio e degli obiettivi.”
Non tutti i tuoi colleghi di qualsiasi disciplina hanno fatto questa scelta. Tu come ci sei arrivato?
“Ho sentito l’esigenza di avere un supporto esterno perché man mano che vai avanti la pressione sale e non puoi fare tutto da solo. Dalla famiglia, alla società, al mio allenatore, al mental coach, agli sponsor, al fisioterapista, tutti contribuiscono alla mia performance. Tutti mi sono vicini.
Penso sia assolutamente una scelta normale. Sia si tratti di un mental coach sportivo o di un psicologo non ci trovo niente di male e niente da nascondere. Alla fine allenare la mente è tanto importante quanto il fisico.”
Cosa ti ha fatto innamorare del pattinaggio?
“Il senso di libertà quando lo fai. La velocità. E poi tutto l’ambiente attorno è stimolante. La società del Bellusco è una bella realtà. C’è spirito di squadra e questo compensa la fatica del tempo impiegato per raggiungere la sede di allenamento. Non ho provato altre discipline quindi non posso fare paragoni. Ogni tanto però nel nostro processo di allenamento inseriamo delle varianti come ad esempio la bicicletta per staccare un po’ ma sempre finalizzato al pattinaggio. Devo dire che la bici mi piace.”
Cosa ti insegna il pattinaggio?
“Tutto. Mi insegna soprattutto la disciplina. A saper gestire gli impegni e il tempo. Sono cose che magari a scuola non ti insegnano direttamente. Praticando sport sei obbligato a impararlo. E riesco anche ad avere un po’ di vita sociale. Fa parte del processo. Prima di tutto a scuola dove vivo tutto con serenità. Inoltre, pur essendo un sport prettamente individuale, mi ha insegnato il senso della squadra.
Una vittoria per me non è solo Andrea Cremaschi. Ma comprende tutti. Lo staff e anche i miei compagni.”
Essere studenti e atleti
Adesso ti chiedo come fai a conciliare uno sport a livello agonistico con la scuola. Già quando mi allenavo io, e stiamo parlando della preistoria :-), esisteva il problema che in genere gli insegnanti e la scuola non vedevano di buon occhio la pratica sportiva. La consideravano una perdita di tempo. Sono passati…non dico quanti anni 🙂 ma sono tanti. Eppure noto che la mentalità non è cambiata. Ancora oggi sento storie di atleti costretti a dover scegliere tra sport agonistico e scuola quanto basterebbe trovare il giusto compromesso e la giusta organizzazione e si possono fare entrambe. La tua situazione com’è?
“Potrei ovviamente scegliere di non fare niente che richieda questi enormi sacrifici, ma sono così appassionato da essermi abituato e non riesco più a farne a meno. Anche quando ho deciso di cominciare il liceo presso la scuola Legnani di Saronno (MI), una scuola difficile ed esigente come giusto che sia anche nello studio. L’ho scelta con l’idea di portare avanti entrambe le cose bene. Credo l’una dipenda dall’altra. Conciliare gli impegni sportivi e scolastici può essere complicato ma non impossibile.
Per fortuna la mia famiglia e la scuola Legnani mi supportano. Nei periodi in cui sono assente per gare o ritiri con la nazionale, la scuola mi permette di farlo. Questo non significa che non si studia. Anzi. Non potendo essere presente alle lezioni devo impegnarmi ancora di più per prepararmi bene alle interrogazioni. In questo ho una grossa mano d’aiuto anche dai miei compagni di classe. Mi passano gli appunti mettendomi in condizione di essere allineato con il programma.”
Il fatto che tu abbia ottenuto dei risultati eccellenti sia nello sport, sia a scuola può confermare l’ipotesi che un dialogo tra sport e scuola sia realizzabile?
“Si è possibile e replicabile in ogni scuola. Purtroppo non sempre accade. Ho degli amici che non sono fortunati quanto lo sono io. Ne risentono. Alle volte devono saltare raduni importanti perdendo l’opportunità di prepararsi al meglio.
Penso sia una questione di mentalità. Il Legnani di Saronno (Mi) è una scuola innovativa. Soprattutto aperta mentalmente. Lo sport ti apre tante strade. Ti fa crescere tanto quanto la scuola a livello personale. Entri in relazione con culture differenti, grazie alle gare dislocate in ogni parte del mondo. Hai modo di confrontarti con gli adulti ed entrare in comunicazione costruendo relazioni. Ci sono alcuni atleti che dedicano tutto allo sport. Io non sono il tipo nel senso che per me è importante anche studiare.”
Hai un atleta non per forza del tuo sport a cui ti ispiri?
“Si. È Arianna Fontana (ndr leggenda dello Short Track plurimedagliata olimpica) perché non la vedo distante dalla mia filosofia. Poi era anche lei atleta del Bellusco.”
Hai un sogno nel cassetto?
“Il primo di quest’anno più che un sogno è un obiettivo: vincere una medaglia ai campionati del mondo in Colombia gareggiando in una categoria superiore alla mia. Mi piace l’idea di fare la prima gara fuori dall’Europa. Una gara che dura dieci giorni e per la quale dobbiamo stare via un mese. Una nuova esperienza. Dovrò gareggiare tenendo conto di dovermi adattare al fuso orario e ad altre cose a cui non sono abituato.
Il sogno vero e proprio sono le Olimpiadi. Anche se ancora il mio sport non è olimpico mi piacerebbe un giorno parteciparvi. Proprio per questa ragione la carriera del pattinatore a un certo punto si divide in due strade: quella a rotelle e quella sul ghiaccio che prende appunto il nome di Short Track.
Alla fine dico che se si vogliono raggiungere degli obiettivi occorre crederci fino in fondo. È brutto dirlo ma i sacrifici ci vogliono. Ma vengono ripagati.”
Epilogo: IL VERO TALENTO È L’IMPEGNO
Puoi avere tutto il talento di questo mondo ma se non ti impegni non otterrai mai niente. L’impegno è la chiave di tutto. Nella storia sportiva ci sono tantissimi casi di atleti vincenti che sulla carta non erano talentuosi. Hanno dovuto faticare più degli altri e nella maggior parte dei casi hanno ottenuto anche di più in termini di titoli vinti.
Nell’era del digitale che impigrisce qualsiasi neurone, possedere il talento dell’ impegno è una rarità. Va coltivato. Supportato e non ostacolato. I ragazzi per crearsi un futuro hanno bisogno di appassionarsi a qualcosa. Di comprendere come funziona il processo per raggiungere un sogno desiderato. Processo che non è possibile cogliere in pieno a scuola solo perché manca una componente indispensabile per la mente: la parte del gioco.
La mente apprende attraverso le azioni giocose del corpo. Del divertimento. E lo sport, nonostante la fatica, regala questa possibilità. Anche la scuola potrebbe beneficiare di questo approccio. Personalmente trovo lo studio un’attività bellissima appesantita da metodologie rigide e superate.
Gli atleti che praticano sport desiderano essere anche dei bravi studenti. Semplicemente hanno esigenze particolari perché le gare sono nei week end. Se sono anche di interesse nazionale devono partecipare ai raduni. C’è un progetto del MIUR che sta sperimentando un programma adatto per gli atleti di alto livello con delle disposizioni specifiche e dei criteri da rispettare che consentono all’atleta di assentarsi per motivi sportivi.
Pur essendo regolamentata dal massimo organo in tema di scuola, ancora oggi ci sono resistenze nel metterlo in pratica da parte degli Istituti scolastici. Occorre cambiare mentalità. Osservare la questione da un altro punto di vista. Questi ragazzi vogliono studiare e meritarsi il voto che gli spetta secondo il loro impegno.
Ricordiamoci che sono il nostro futuro. E il futuro ha bisogno di giovani come loro che abbiamo un approccio mentale concreto, pratico orientato verso un obiettivo. Si stanno allenando a sviluppare delle abilità mentali, vere e proprie competenze indispensabili nello studio e nel lavoro.
Invito a una riflessione perché ogni problema ha sempre più soluzioni. Occorre trovare un punto di incontro dove tutto sia possibile. L’impegno di questi ragazzi va premiato.
Soprattutto rappresentano un modello positivo da seguire per i propri coetanei.
Ringrazio di cuore Andrea e la sua famiglia per aver messo a disposizione la sua giovane esperienza sportiva a beneficio di tutti.
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(foto archivio personale famiglia Cremaschi)
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