“La sconfitta non è definitiva fino a quando non ti arrendi”
Anna Rita Sidoti Campionessa del Mondo Atene 1997 10Km Marcia
Ti ho parlato lo scorso mese della forza interiore e quella esteriore con l’intervista a Marta Pagnini ex capitano della nazionale di Ritmica e di come sia una risorsa indispensabile per affrontare le situazioni difficili durante la tua vita sportiva e non.
Oggi voglio portarti invece nel mondo della determinazione, un’altra risorsa che ti è molto utile per raggiungere i tuoi traguardi. E le storie di sport hanno il grande potere magico di aiutarti a toccare quasi con mano un qualcosa che per la tua mente razionale è astratta. E magari cercare di capire come tirarla fuori trovando in esse, una fonte d’ispirazione.
Lo farò attraversò la storia di una grande interprete della marcia, una delle specialità dell’Atletica Leggera e di chi l’ha conosciuta. In questo modo non solo avrai l’opportunità di osservare la determinazione come spettatore, ma avrai anche l’opportunità di conoscere uno sport che magari è lontano dal tuo, allenandoti a guardare le cose da altri punti di vista. Un allenamento che alla tua Mente…fa molto bene 🙂 perché spesso le soluzioni che stai cercando, si trovano altrove. E se stai sempre all’interno del tuo “giardino”, difficilmente potrai incontrarle.
Lei si chiama Anna Rita Sidoti , siciliana di Gioiosa Marea (ME) famosa per la sua determinazione, accompagnata da una buone dose di testardaggine nel raggiungere gli obiettivi in cui credeva. E quando ne era convinta al 100%, non c’era nessuno che poteva fermarla. Questo che vedrai tra breve è il trailer del documentario che è stato girato su di lei proprio per raccontare la sua vita d’atleta, di donna, di mamma che ha lottato prima contro le avversarie e poi contro il tumore al seno, con lo stesso atteggiamento mentale con il quale scendeva in pista per lasciarsi tutti alle spalle. Conferma quindi, qual’ora ce ne fosse ancora bisogno, che lo sport allena alla vita e che prima ti innamorerai della tua disciplina, prima lei ti insegnerà tutto ciò che ti serve. Da queste prime immagini, già ti renderai conto che oltre alla determinazione, quello che di lei faceva una grande atleta e donna era la semplicità. L’amore incondizionato per la marcia.
La sconfitta non è definitiva fino a quando non ti arrendi
Entra nel mondo di Anna: trailer Una Storia Semplice
Giuseppe Garau regista e Goffredo D’Onofrio giornalista, sono due ragazzi giovanissimi cosa possono sapere di Anna Rita Sidoti? Nulla, fino a quando un giorno per caso il regista incontra Erika Alfridi, grande atleta della marcia che insieme a Betty Perrone e ad una giovanissima Elisa Rigaudo, Rossella Giordano e ad Anna, formarono in uno sport prettamente individuale, il gruppo più vincente nella storia della marcia italiana femminile. Più avanti ne capirai il motivo.
Ascoltando il racconto di Erika su questo scricciolo d’oro che batteva tutte le spilungone più quotate al mondo, grande atleta, ma soprattutto donna, madre e amica, Giuseppe e Goffredo si innamorano della storia di Anna e decidono di girarne un documentario. Oltre alle sue compagne di nazionale appena citate, intervistano il marito Pietro Strino, i suoi allenatori Pietro Pastorini e Salvatore Coletta e Biagio D’Angelo di Storyrunning. Man mano che procedono con il lavoro, si rendono conto che è la stessa Anna a suggerire loro il titolo: Una storia semplice, perché è la semplicità il filo conduttore che fa emergere la sua determinazione. Quella semplicità che permette a Giuseppe, in soli sei mesi di realizzarne il montaggio. In pratica come se lui rappresentasse solo una sorta di braccio materiale su questa terra di cui Anna aveva bisogno per guidarlo con la semplicità della sua vita, a unire i puntini dei ricordi dei suoi amici e della sua famiglia.
Emerge così quello che è la donna che tutti hanno conosciuto e che grazie a loro impegno potrai conoscere anche tu come se fosse lei stessa lì accanto a te a raccontarti quella determinazione, l’arma vincente della sua carriera sportiva, universitaria e di tutta la sua vita, compresa la malattia contro la quale con la forza che le apparteneva, riusciva a renderla leggera a chiunque la incontrasse senza far pesare il suo stato a nessuno. Quasi come se fosse lei a consolare gli altri.
L’aneddoto dell’allenatore Pietro Pastorini
«La marcia è una scelta di vita. È impegno e fatica estrema che a volte ti porta a dire «ma chi me lo fa fare!». Il più bravo è colui che sopporta meglio il dolore. Nella marcia non esiste la fortuna, il cronometro racconta la verità. Pietro Pastorini
Il “maestro” 🙂 Pastorini come si fa chiamare, è uno tra i più grandi allenatori di questa specialità e dopo la proiezione avvenuta a Milano, racconta due aneddoti che nel documentario non ci sono mettendo in evidenza sia il lato buono del carattere della Sidoti ma anche, in modo affettuoso, il rovescio della medaglia. Infatti uno degli aspetti del suo carattere, era il fatto che Anna era un po’ rompiscatole sul mangiare. Nel primo aneddoto, Pastorini racconta che le piaceva molto la pasta al dente che mangiava anche due volte al giorno. Ma nessuno ovviamente la sapeva cucinare bene come dalle sue parti. Peccato che una volta si trovassero in Colombia in altura e per una legge fisica naturale, a quell’altezza la pasta scuoce. In ogni caso c’era tantissimo altro cibo, ma lei guardava il tavolo con uno sguardo di continua ricerca e alla fine scocciata diceva:” Qui non c’è niente da mangiare”.
Il secondo è un po’ più triste. Negli ultimi tempi, quando ormai la malattia stava procedendo il suo corso, Anna telefonò a Pietro dicendogli che le sarebbe piaciuto che lui organizzasse un incontro con tutti quelli che ruotavano attorno alla marcia, in modo da riprendere un antico rito durante i raduni: quello di mangiare e bere qualche bicchiere di vino tutti insieme, sempre nel rispetto delle regole 🙂 della vita d’atleta. In quel momento, gli fu chiaro che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto Anna.
Fu in quella occasione che lei disse la famosa frase.
“Uno non perde fino a quando non molla”
Una storia di amicizia
È una splendida storia di amicizia quello che ci racconta Erika Alfridi, al termine della proiezione evidenziato molto bene anche dal documentario. Nello sport in genere, specialmente tra le donne, c’è tanta invidia e voglia di prevaricare le une sulle altre. Succede sia nelle squadra, figuriamoci negli sport individuali. Ma loro erano atlete di altri tempi, con altri valori. Avversarie sulle piste e amiche fuori nel senso più alto che la parola amicizia rappresenta. Quando sono arrivate in nazionale tutte loro e in primis Anna, sono riuscite a creare non solo un gruppo affiatato all’interno della squadra femminile. Contestualmente hanno fatto la stessa cosa con quella maschile diventando una vera e propria unica famiglia della Marcia Italiana. Non a caso in quegli anni, gli azzurri vinsero tantissimo in Italia e all’estero. Pastorini, riferendosi all’ultima cena con Anna, disse che quel giorno c’erano ben 64 medaglie.
Aprire la mente in questa direzione, comprendendo che scontrarsi con il mondo maschile non avrebbe avuto senso, sono riuscite a costruire un gruppo compatto. permettendo a tutti, uomini e donne, di allenarsi insieme serenamente dandosi supporto a vicenda senza quelle distanze che si verificano in altre discipline. In questo Anna fu la pioniera, perché con il suo modo di fare ha fatto si che ci fosse quest’apertura. Il ricordo di Erika più bello aldilà delle vittorie e delle sconfitte, è proprio la certezza di avere questa famiglia su cui poter contare in qualsiasi momento. Avere in sostanza tanti fratelli e tante sorelle.
Il messaggio di Erika ai giovani
L’esempio più bello che ci ha dato Anna oltre ai successi, oltre alla battaglia contro la malattia è stato quello di vivere questo sport con passione non isolandoci, non stando soli, ma rendere questo amore a più persone possibile, trasmettendolo soprattutto ai giovani. Questo amore ci ha permesso di costruire un gruppo che ha vinto tanto pur essendo uno sport individuale.
Quando Erika e Betty piansero per Anna vedendola sul podio iridato
Questo è il giorno in cui Anna vinse il titolo mondiale ad Atene. Non doveva andare perché non era stata convocata, ma lei si allenò lo stesso. Poi Rossella Giordano si rese conto di non stare molto bene, e lasciò il posto alla sua compagna di squadra consapevole avrebbe avuto più chance di lei. Quando Anna Rita tagliò il traguardo, durante l’intervista a pochi minuti dall’arrivo, il primo pensiero non fu per se stessa ma per la sua amica, grazie alla quale riuscì a realizzare un sogno. Questa è amicizia
Il ricordo di Silvia Bosurgi – Campionessa Olimpica Atene 2004 con il Setterosa e del premio intitotalato ad Anna Rita Sidoti anno 2016
Quando la scorsa estate incontro Silvia a casa sua a Messina, come tutte le atlete con un passato pieno di successi, ha un angolo dedicato alle medaglie, e ai premi individuali ottenuti in carriera. Fra le tantissime targhe però ne spiccava una in particolare che con orgoglio Silvia mi mostra subito. Prima ancora della medaglia olimpica. Quasi a volermi trasmettere che nella vita contano più le persone con le quali hai condiviso un pezzo della tua carriera universitaria o sportiva, che in se l’oggetto il cui compito è solo quello di rendere tangibile e concreto il sogno realizzato. Come accaduto a lei con le sue dodici sorelle della pallanuoto: il Setterosa.
Leggo il nome sulla targa “Premio Anna Rita Sidoti” e mi brillano gli occhi. In automatico affiorano i ricordi di quello scricciolo che con quel suo modo di marciare determinato, centimetro dopo centimetro, aveva conquistato il mondo. Ci ritroviamo subito a parlare di lei, delle sue imprese sportive. Di lei come donna fuori dalla pista e come studentessa universitaria di Scienze Motorie. Grazie al film, riprendiamo ancora una volta a parlare della piccoletta d’oro, per scambiarci reciproche impressioni, sull’emozionante storia fedelmente trasferita da Goffredo e Giuseppe.
Anna e Silvia sono le atlete più rappresentative di Messina. Pertanto succedeva spesso che s’incontrassero durante queste serate di gala o alle cene. Questo è il suo ricordo.
Quando l’ho vista la prima volta, sapevo già della sua malattia e sono rimasta scioccata dalla disinvoltura con la quale, pur conoscendomi appena da qualche minuto, mi parlava di chemio e parrucca come se stesse parlando di un raffreddore piuttosto che di un tumore. E dentro di me, il cuore mi si struggeva dal dolore per lei, sapendo che aveva tre figli e un marito eccezionale. Una grande persona Pietro, che l’ha sempre sostenuta fino alla fine. Non ci vedevamo spesso, ma capitava sempre di dover ritirare dei premi o che avendo un amico in comune, i miei figli giocassero con i suoi. In queste occasioni, ogni tanto la vedevo che zoppicava o era gonfia a causa della cura. Ma non perdeva mai la serenità. Aveva sempre quella sua modalità di porsi in modo umile e semplice che il film descrive molto bene. Per questo mi è piaciuto molto emozionandomi dall’inizio alla fine, perché comunque gli autori sono rimasti fedeli alla storia di Anna, raccontando in modo semplice ed essenziale tutte queste sue qualità.
Inoltre la cosa che più mi ha colpito, provenendo da un gioco di squadra, è stata la forza di queste donne che pur gareggiando per se stesse, al di fuori erano un gruppo affiatato legate da una profonda amicizia durata nel tempo. Se in una squadra è scontato perché alla fine tutte giocano per un obiettivo comune, in uno sport individuale come la marcia dove conta chi arriva primo, non era facile raggiungere questo equilibrio.
Il ricordo di Pasquale Tosi ex fisioterapista della Nazionale di Atletica Leggera e di Ginnastica Ritmica
Conosco Pasquale un giorno di qualche anno fa al PalaBanco Desio, in occasione dell’esibizione della squadra Nazionale di Ritmica, disciplina di cui siamo appassionati entrambi. Mi siedo per caso accanto a lui e cominciando a parlare scopro la sua straordinaria carriera di fisioterapista di grandi atleti importanti, come Juri Chechi o Marlen Ottey, oltre ovviamente le Farfalle della Ritmica. Da appassionata di storie sportive, rimango incantata dai suoi racconti. Starei ore ad ascoltarlo. Così mi sono chiesta “Chissà magari ha avuto la fortuna di conoscere anche Anna e saprà raccontarmi qualcosa su di lei”. Detto fatto, lo chiamo e ho la grande fortuna che tra i tantissimi atleti ci sia anche la piccola siciliana. Ecco il suo ricordo
Quanto tempo è passato!! Ricordo che era una grande donna e atleta molto forte e testarda. Non si fermava davanti a niente e a nessuno. Infatti erano qualità che emergevano in modo chiaro anche nel modo con cui affrontava la gara. A proposito di queste sue caratteristiche si palesavano anche fuori dalla pista. Ad esempio ricordo che quando giocavamo a carte, tutti i giorni era una battaglia. Quando perdeva era un po’ cattivella 🙂 Era meglio starle lontano. La sua indole era questa Ma quando vinceva ah!!se vinceva, la vedevi che andava in giro scherzosamente atteggiandosi come la vincitrice. E poi…era una gran simpatica rompiscatole, faceva tante storie per mangiare. (ndr conferma quanto detto da Pastorini :-)).
Un’altra volta invece, ci fece cambiare albergo mi sembra che eravamo a Bogotà, perché effettivamente era messo molto male. Lei posò le valigie e fece in modo di farci cambiare hotel. Aveva ragione e la ringraziammo. Se non fosse stata per la sua testardaggine avremmo passato un brutto soggiorno.
Lo sport allena alla vita
Hai capito perché vale sempre la pena praticare la tua disciplina? Innamorati di lei, come ha fatto Anna. Allenati, impegnati perché lo sport ti regala gioie e dolori ma non ne uscirai mai sconfitto perché in ogni caso ti starà allenando alla vita. E se userai la tua parte competitiva solo per le gare, potrai regalarti medaglie ancora più belle di quelle che ti auguro di vincere: tanti fratelli e sorelle con i quali nel tempo, anche con le distanze ti saranno sempre vicino.
Non cedere mai alla tentazione di dare ascolto a chi ti dice che è impossibile. Solo tu puoi saperlo. Qualsiasi strada intraprenderai, se ti scontri con la vecchia mentalità degli stereotipi ricordati di questa piccoletta determinata e testarda. Se sei convinto, se ci credi veramente con tutto il cuore in quello che stai facendo, trasforma un ostacolo in una nuova forza vitale per raggiungere il tuo traguardo.
Ringraziamenti
Ringrazio di cuore Goffredo e Giuseppe per la disponibilità e la passione che hanno messo per ridare vita a una grande atleta e donna dello sport italiano, per avermi anche permesso di utilizzare tutto il materiale fotografico e video.
Ringrazio Silvia e Pasquale per l’emozione con la quale hanno condiviso il loro ricordi su Anna.
Per richiedere informazioni su come portare Una storia semplice nella vostra scuola o città, potete mandare una mail a questo indirizzo: info@unastoriasemplice.eu
Ti invito a condividere la storia di Anna Rita sui social. Fai in modo che altri possano ispirarsi a lei.
Grazie
Aurora
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