Atleta altamente sensibile

PRESENTAZIONE DELL'ALTA SENSIBILITÀ A SCOPO ESCLUSIVAMENTE INFORMATIVO E DIVULGATIVO

Webinar sull’alta sensibilità nello sport e in azienda creato in collaborazione con l’Associazione Italiana Persone altamente sensibili condotto da Aurora Puccio Sport Mental Coach e facilitatrice alta sensibilità con due testimonial d’eccezione: Maristella Perizzolo Head Coach dell’Italia Softball Under 15 e Maddalena Musumeci olimpionica con il Setterosa ai Giochi Olimpici di Atene 2004 e oggi General Manager della Virgin Active di Catania.

Cos’è l’alta sensibilità HSP

HSP è l’acronimo di Highly Sensitive People (persona altamente sensibile) con il quale la Dott.ssa Elain Aron, in seguito agli studi condotti con il marito Arthur Aron neurologo, nel 1991 ha definito questo tratto della personalità.

La Aron, anche lei HSP, ha messo a disposizione le sue conoscenze professionali ed esperienze personali, per ridare dignità a tutte quelle persone che in questi anni si sono sentite sbagliate, etichettate come troppo sensibili ed emotivamente fragili.

Un enorme potenziale alle volte inespresso, a causa di pregiudizi socio-culturali che hanno incanalato questo tratto nelle personalità caratterizzate da timidezza e introversione. Persino ricondotto quasi in modo esclusivo al genere femminile.

La Aron ha dimostrato che il tratto HSP non ha genere. Inoltre è stato riscontrato tra gli animali.


Come funziona un HSP

Chi presenta questo tratto ha un processo di funzionamento ed elaborazione delle informaizoni differente che può essere sintetizzato con l’acronimo inglese D.O.E.S.:

Depth of processing (le informazioni sono processate con più profondità)
Overarousability (si è più soggetti a sovrastimolazione e sovraccarico)
Emotional responsiveness/empathy (facilità nell’entrare in connessione emotiva con gli altri)
Sensitive to subtle stimuli (tendenza a percepire dettagli sottili, atmosfere ambientali ed emotive nelle relazioni sociali che altri non percepiscono)

Questo significa che un atleta altamente sensibile, per perfomare al meglio delle sue potenzialità, ha bisogno di prendere prima di tutto consapevolezza della sua sensibilità conoscendone le caratteristiche e le strategie per evitare di andare in sovraccarico. Poi occorre che anche l’ambiente circostante, società, genitori, allenatori, siano a conoscenza del tratto per supportarlo nel suo percorso sportivo agonistico.


Quando ho scoperto di essere altamente sensibile

La prima volta che ho sentito parlare di alta sensibilità è stata per caso nel 2019, durante un workshop a Milano sulla scrittura ironica femminile tenuto dalla scrittrice Federica Bosco.

Tutto potevo immaginare fuorché scoprire, grazie a lei, questo nuovo tratto della personalità. Secondo gli studi effettuati dalla Dott.ssa Elaine Aron circa il 20% della popolazione, intesi sia esseri umani che animali, sono altamente sensibili.

Incuriosita leggo il  saggio biografico di Federica Bosco Mi dicevano che ero troppo sensibile Ed. Vallardi 2018 e di colpo mi si apre un mondo nuovo.

Mi riconosco nei suoi racconti, nelle sue reazioni, nel suo cogliere ogni dettaglio ambientale ed emotivo che spesso ne contagiavano l’umore. Prendo consapevolezza di essermi sentita in tutti questi anni sbagliata e diversa dagli altri. Un po’ fuori dal coro. Diversa nel modo di vedere le cose e di pensare quasi sempre contro corrente.

Tutti i miei tentativi di adattarmi sono falliti quando ho tradito il mio modo di essere.

Invece, quando senza saperlo ho messo in atto le tipiche strategie HSP ho sempre raggiunto i miei obiettivi con la sensazione di sentirmi libera e fedele a me stessa.

Grazie al corso per operatori tenuto dalla Dott.ssa Elena Lupo, referente in Italia della Dott.ssa Elaine Aron, ho approfondito l’argomento per due ragioni:

  • la prima per lavorare meglio su me stessa e comprendere di più le caratteristiche del tratto partendo proprio  anche dal mio vissuto sportivo.
  • la seconda per supportare al meglio gli atleti e le persone altamente sensibili che già seguo, e quelli che in futuro decideranno di attivare un percorso con me.

Nello sport è facile confondere l’alta sensibilità con l’introversione, la timidezza, l’insicurezza. In realtà basta comprenderne il funzionamento che ci si libera di tante etichette che di fatto bloccano il potenziale.

La mia storia sportiva da altamente sensibile

Ex atleta di softball di A2, sport di squadra americano che ho praticato per oltre 25 anni ricoprendo anche il ruolo di allenatrice e di arbitra, esperienza dove forse la peculiarità del tratto ha richiesto da parte mia uno sforzo maggiore.

Come atleta all’età di 11 anni ho iniziato la pratica sportiva che ero timida e introversa. Faticavo a relazionarmi con tutti anche perché ero quasi sempre la più piccola del gruppo; sia come età che come altezza fisica. Pertanto diventavo il bersaglio preferito da prendere in giro creando in me tanta insicurezza, paura di sbagliare a parlare e mi sentivo incapace di esprimere i miei bisogni.

Ma una volta in campo era come se mi tornasse la parola attraverso l’espressione del gesto tecnico.

Mi trasformavo in un’altra persona. Chiamavo ad alta voce i giochi, incitavo le compagne, mi esaltavo in caso di giocate spettacolari. Mi assumevo anche la responsabilità dell’ultimo tiro senza timore, per poi ritornare nel mio mondo chiuso una volta varcata la soglia dello spogliatoio.

Oggi posso dire che, grazie alla squadra e alle esperienze legate all’attività agonistica, mi sono resa conto di quanto lo sport sia stato uno strumento fondamentale per esprimere anche l’altra parte di me estroversa, socievole, determinata e persino auto-ironica.

Non è stato tutto sempre facile visto che coglievo ogni minimo dettaglio.

Ad esempio percepivo quando l’allenatore aveva fiducia in me e quando nonostante le sue parole, in apparenza rassicuranti, non lo era affatto. Ma questo anziché abbattermi mi dava la forza per dimostrare a me stessa che potevo farcela.

La terra rossa del campo, l’odore del cuoio del guantone, le lunghe trasferte, le vittorie e le sconfitte. Credo che nella fascia più delicata della mia adolescenza, il softball mi abbia fatto da contesto dove poter liberare la mente attraverso la fatica dell’allenamento, l’adrenalina della partita e l’amicizia. In pratica un ambiente dove poter recuperare tante energie divertendomi, cosa per me impossibile in altri ambiti.


Federica Bosco – Come gestire l’atleta ipersensibile

Come gestire l’atleta ipersensibile “Ho sempre saputo di essere troppo sensibile. Fin da quando ero piccola mi accorgevo di non percepire le cose come gli altri bambini, ma di sentirle in maniera molto più profonda, intensa, lacerante, da qualche parte fra il cuore e la pancia. Però non riuscivo a esprimerle in nessuno modo…” Federica…


Libri consigliati sull’alta sensibilità.