Un campione, il suo naso e un calice di vino, si ritrovano insieme una sera in un’osteria non all’altezza della loro fama. Si interrogano su come lui, il naso campione del mondo, all’improvviso avesse perso il dono che tanto lo aveva reso famoso in America.
Sei un campione sportivo? Immagino la tua sorpresa nel leggere queste prime righe: cosa c’entrano un naso e un calice di vino con un campione del mondo? Oltre quelli sportivi ne esistono molti altri e le loro storie possono esserti di aiuto. Alla fine, le cose che ti accadono, hanno sempre qualcosa in comune con quella di qualcun altro, seppur lontano dal tuo mondo.
Oggi traggo spunto da un bellissimo racconto di Silvia Di Stefano, sommelier di professione, che parla di Armando Nasazzi, classe 1943 e campione del mondo, che ad un certo punto della sua lunghissima carriera, si ritrova in piena crisi. Disperato, non sente più gli odori. Puoi subito immaginare come, per un campione del suo livello, l’olfatto sia indispensabile al pari delle gambe per Usain Bolt. Perché ti racconto questa storia?Se avrai pazienza di leggere fino in fondo, troverai la tua risposta. Questo dipende da te: secondo la filosofia di questo blog: “C’è un messaggio per te “, lascio a te la libertà di prendere ciò che ti è utile in questo momento.
Immagina di essere in un locale, seduto con i tuoi amici a sorseggiare il calice di un buon vino. Ad un tratto il tuo sguardo viene catturato da un personaggio strano, seduto proprio di fronte al tuo tavolo. Ha l’aria di essere uno che si trova lì per caso, in un luogo che non gli appartiene, circondato da quattro tipi non troppo sobri che non sono neanche suoi amici, ma che gli lanciano una sfida all’ultimo sorso.
Ecco l’incipit del racconto:
NASO
di Silvia Di Stefano (tratto dalla VI Antologia di AVAS, AltreVociAltriSuoni: Una valigia piena di racconti)
Maledetti polipi. “Sinusite poliposa” per l’esattezza. Tentacoli subdoli, diabolici, stavano strangolando l’ultima speranza di sentire esalare anche la più elementare nota alcoolica del vino. Li sentivo nel naso: tante braccia lente che strozzavano perfino la capacità di percepire la fragranza di pane(1), baluardo nobile dello champagne. Li immaginavo: propaggini colorate su carri allegorici che inscenavano, nel mio naso, il loro carnevale. Io però non mi stavo divertendo, sapete? Vi divertireste, se a causa loro, il vostro naso, quello del campione del mondo, quello che andava sottobraccio alla memoria olfattiva, imbattibile, inarrivabile e cervellotica. Sono stato il pachiderma della sommellerie mondiale. La mia mente ha per decenni catalogato, registrato, archiviato, fior fior di odori e sapori. Mi presento: Armando Nasazzi, classe 1943. Sono stato il più premiato campione mondiale tra i più premiati sommelier. Sapete come mi chiamavano in America? “Armando The Nose”, non a caso. (…) E poi però sono rimasto solo e senza più il mio naso.
(1) fragranza di pane: nota olfattiva percepita nei vini spumanti
Il nostro protagonista si ritrova a dialogare con i suoi polipi responsabili del suo declino. Deluso nel leggere i curricula di giovani rampanti che gli hanno tolto lo scettro, immagina di batterli per ritornare il campione di prima. È’ assolutamente convinto che la colpa di tutto ciò sia dei polipi, con cui ha condiviso gioie e dolori della sua carriera. Ma proprio in quell’osteria fumosa non all’altezza della sua fama, dove giunge per caso trascinato da un vicino di casa sconosciuto, si ritrova suo malgrado in una sfida all’ultimo calice con quattro scelleratissimi e avvinazzati uomini pseudo intenditori.
Stancamente stetti al gioco. Non mi divertivo, ma mi intrattenni con il bicchiere in mano a osservare quel liquido color porpora che mi danzava davanti. Per abitudine avvicinai il naso e un pizzicore genuino mi fece allontanare di scatto. Era di certo un Bonarda, e nemmeno di scarsa levatura. Pizzicore, Bonarda? Cosa mi stava succedendo(..). Semplici note alcoliche e un che di erbaceo eccitavano il mio naso. Ero ubriaco. Ubriaco di felicità. Si era inceppato qualcosa nel meccanismo crudele della sinusite poliposa?(…). Li avevo battuti, sconfitti messi al tappeto. E risi, risi tanto al pensiero di aver vinto. (…)
Cosa succede nella mente degli atleti e non solo, quando non riescono più a esprimere il loro gesto tecnico con la consueta facilità, l’artista che si sente bloccato e non trova più ispirazione, l’imprenditore che non riesce ad avere nuove idee per la sua azienda? Certo alle volte dipende da fattori oggettivi, come un infortunio nel caso dell’atleta ad esempio. Ma nella stra maggioranza dei casi, le difficoltà te le crei proprio tu da solo nella tua mente.
Ti crei un film di cui sei regista, attore protagonista e sceneggiatore, scaricando invece la responsabilità su altre cose. Armando Nasazzi in realtà non aveva mai perso il suo dono. I polipi erano frutto della sua mente, delle sue insicurezze e delle delusioni. Erano diventati così reali per lui, che addirittura aveva messo in scena una guerra contro di loro. Paradossalmente per caso, ma nulla capita per caso, un’osteria fumosa di basso livello per un sommelier della sua levatura, lo libera da questa paranoia mentale.
Cosa sarebbe successo se non avesse accettato l’invito del vicino e ancor di più la sfida, per lui di basso livello, con quattro avvinazzati? Ora può anche darsi che tu sei tra i pochi al mondo che non soffra di paranoie mentali A dirti il vero permettimi di confessarti che ci credo poco. Ma quello che voglio comunicarti, attraverso questa storia, che spesso sei tu stesso, che ti crei dei limiti che impediscono al tuo meraviglioso gesto tecnico di esprimersi. Oppure ti crei situazioni negative che di fatto non hai. Queste, non fanno altro che abbassare il potenziale delle risorse che già possiedi.
Nulla capita per caso: la vita in qualche modo ti viene in soccorso sotto forma di un vicino o di un’osteria fumosa. Sta a te interpretarne i segnali, accoglierli e fare delle scelte. Come vedi, una cosa certa esiste: comunque sia, dovrai fare una scelta, di cui solo tu ne sarai responsabile.
Ringrazio l’ironia di Silvia (Aperitifvintage), che con il suo NASO mi ha permesso di scrivere questo messaggio su misura per te, e il centro culturale AVAS di Gaggiano, AltreVociAltriSuoni, dalla cui antologia è stato estratto il racconto.
Buona lettura
Aurora
Ti chiedo di condividere l’articolo per aiutare altri paranoici mentali a ritornare lucidi
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