Giovani atlete vs campionesse olimpiche – 101 Motivi per vivere l’esperienza di un
Camp al femminile con Martina Miceli e Tania Di Mario
“I campioni sono quelli che vogliono lasciare il loro sport in condizioni migliori rispetto a quando hanno iniziato a praticarlo”.
(Arthur Ashe)
Oggi condivido con te, l’esperienza del Train Camp di Pallanuoto Femminile organizzato dalla società Ekipe Orizzonte Catania da due delle più grandi interpreti di questo sport : le campionesse olimpiche Martina Miceli e Tania Di Mario. Hanno vinto tutto sia nel Club Orizzonte Catania – la squadra femminile più titolata in Italia e in Europa in tutte le discipline – , che in Nazionale: Mondiali, Europei e Olimpiadi, insieme alle loro sorelle del Setterosa.
Se sei un giovane atleta, ti invito a leggere con curiosità. Quest’atteggiamento ti permetterà di trovare valide motivazioni, per desiderare di vivere la stessa esperienza e apprendere tra le righe, un modo per costruirsi da soli un approccio mentale vincente. Non importa se pratichi pallanuoto oppure no: ricordati che l’unica differenza tra le varie discipline è la tecnica. Se invece sei un genitore o allenatore, l’importanza di regalare a tuo figlio/atleta, questa grande opportunità di crescita personale oltre che tecnica.
Ah dimenticavo! Ogni tanto troverai all’interno qualche incursione di Athýke eccola te la presento: È un po’ burlona, le piace divertirsi seminando qualche dispetto lungo il percorso, ma tu resisti e vai avanti 🙂
Introduzione
Al Camp hanno partecipato giovani atlete provenienti da tutta Italia nella fascia di età compresa tra i 12 e i 17 anni: per una settimana hanno vissuto diverse esperienze di carattere tecnico, fisico e mentale. Hanno sperimentato la bellezza di creare nuove sinergie, amicizie, spirito di collaborazione per risolvere in gruppo i “giochi mentali”, dimostrando impegno e buona volontà di mettersi in gioco con il proprio stile.
Non capita tutti i giorni la fortuna di imparare la tecnica da chi ha saputo vincere così tanto in carriera. Ed è lo spirito con il quale le due olimpioniche hanno deciso di organizzare il Camp: trasferire alle ragazze, tutto ciò che a loro volta hanno imparato in modo che, una volta ritornate nelle rispettive società, tutto il movimento della pallanuoto ne possa trarre beneficio.
Una delle caratteristiche del vincente è quella di condividere le proprie competenze, sapendo di partire dalla propria unicità, senza temere la competizione.
Se a questo si aggiunge la possibilità di confrontarsi con persone che, nell’atteggiamento mentale sono campioni anche nella vita, e trasferiscono tutti i valori dello sport, l’esperienza assume un valore inestimabile soprattutto dal punto di vista umano. Ricordati che lo sport è un microcosmo della vita stessa: praticandolo non soltanto alleni il tuo CORPO, ma alleni la tua MENTE a elaborare strategie mentali efficaci: una volta acquisite, diventano delle vere e proprie competenze.
Introdurre inoltre nel programma anche l’allenamento mentale è stato da parte delle due allenatrici, un esempio di come si possa innovare – altra qualità indispensabile -, esplorando un aspetto ancora poco considerato. Il presupposto era dare alle ragazze l’opportunità di avere i primi semplici strumenti per poter gestire ansie; paure, e migliorare la concentrazione. Questo perché dal passato, pur vincendo tantissimo, Martina e Tania si sono rese conto quanto avrebbero voluto che qualcuno le aiutasse in questo senso, al posto di imparare tutto da sole.
Tutto il programma del Camp, ben costruito dalle olimpioniche, è stato ricco di contenuti pratici, momenti divertenti ed emozionanti. Fra quest’ultimi, ho scelto di raccontartene uno in particolare (capirai dopo perché… se riuscirai ad arrivare fino in fondo… questo è un allenamento mentale alla resilienza 🙂 Athýke ).
Prima però ti chiedo di guardare il video della finale olimpica tra Italia e Grecia, per i seguenti motivi:
1. Pratichi un altro sport? È arrivato il momento di allargare un po’ gli orizzonti e allenarti a osservare come tutti i campioni hanno in comune molte caratteristiche vincenti.
2. Se sei un pallanuotista dovresti conoscerlo a memoria ( se non l’hai mai visto… fai subito 20 flessioni Athýke 🙂 ) , osservalo tralasciando l’aspetto tecnico: concentrati sul resto e cerca di capire cosa ti ha colpito di più.
3. In questa finale le azzurre arrivano dopo aver vinto 2 titoli Mondiali e 4 titoli europei… manca solo l’Oro Olimpico per entrare nella leggenda. Incontrano la Grecia che hanno già battuto molte volte: una formalità sulla carta eppure… per tutta la partita sono in svantaggio e rischiano di perdere. Come mai?
4. ESERCIZIO di Athýke :-): prendi un foglio di carta e una penna ( ho detto carta.. non smartphone… per favore posalo.. Grazie!!:-)): il tuo compito sarà individuare le qualità vincenti (es:determinazione) e scrivere un elenco. Al termine, rileggi ciò che hai scritto mettendo in evidenza quelle che pensi di possedere già: esse rappresentano i tuoi punti di forza; memorizzali bene. Le altre, invece, sono quelle che desideri. In questo caso, trova un campione cui ispirarti- anche di uno sport diverso dal tuo – che presenta questa caratteristica e studialo :-).
5. Qual è stata l’ultima volta che ti sei fermato per dedicare tempo a te stesso?Il video dura 9 minuti circa: se hai fretta fermati qui e non proseguire. Se invece guardi le cose da un altro punto di vista forse, e sottolineo forse, potrai scoprire qualcosa di te di interessante. Decidi tu 🙂
Se hai saltato il video, non lo saprò mai ed è una tua responsabilità :-). Se invece hai svolto bene il lavoro “mentale” di osservazione, dovresti aver individuato tante caratteristiche. Altrimenti esiste sempre un piano B che sono le storie. Esse hanno il grande potere, di semplificare alla mente, lo svolgimento del compito . Immagina una materia come la Fisica o la Matematica come sarebbero molto più interessanti e coinvolgenti se raccontate attraverso una storia.
Io stessa ho potuto sperimentarlo qualche giorno fa: mi trovavo infatti, al Planetario Civico di Milano per una conferenza sulla Fisica collegata al film di fantascienza Interstellar. Detta così la tua mente avrà pensato: “mamma mia che noia mortale”; confesso di aver avuto lo stesso pensiero. Ma, per allenare le resistenze che la Mente oppone, occorre entrare in azione con il Corpo, e metterla in condizione di non poter fuggire :-)!
Con sorpresa, pur parlando di onde gravitazionali, buchi neri e spazio-tempo, attivando nella mia testa la famosa scimmia di Omar Simpson(aiutoooo!!!), l’astrofisico Luca Perri ha saputo rendere semplice e divertente dei concetti scientifici complessi. Come? Attraverso una storia e l’uso di metafore: Il peggio che mi è successo quella sera è stato imparare cos’è un wormhole ( aiuto!!).
Tornando allo sport e all’allenamento mentale, secondo te quanto si può imparare dalle storie dei campioni? E se dovessi incontrarli di persona?
In passato non esistevano figure come il Mental Coach e per superare le difficoltà delle gare, gli errori o le improvvise cadute, mi aggrappavo a questa mia grande passione:leggere le biografie dei campioni. Inoltre, guardavo in televisione, ogni tipo di disciplina per osservarne i gesti, i movimenti e soprattutto con quale atteggiamento mentale gli atleti affrontavano le competizioni o si presentavano in pubblico.
Poi ascoltavo le interviste con molta attenzione per memorizzare i passaggi significativi: non c’erano strumenti come Youtube per rivederle, e internet non era ancora così diffuso. Notavo che ogni cosa osservata, mi rimaneva dentro. Al momento opportuno, quando mi trovavo in situazioni difficili, le loro storie mi venivano in aiuto. Convocavo una sorta di riunione immaginaria con tutti, e andavo a ripescare nell’archivio della mente, quel tal campione che in una circostanza simile, si era comportato in un certo modo. Mi chiedevo:
« Cosa avrebbe fatto Mr/Mrs X in questa situazione? Che approccio ha usato in quella partita?» Prendevo lo spunto, lo riadattavo a me e risolvevo il problema. Se avessi avuto gli strumenti adatti come quelli che possiedo oggi, sicuramente avrei impiegato la metà del mio tempo e fatto meno errori.
Cosa mi sarebbe piaciuto in quegli anni? Incontrarli di persona. Questa è la grande fortuna e il valore aggiunto che hanno avuto modo di vivere le giovani atlete del Train Camp di Catania.
Ma visto la giovane età mi venne un dubbio: conosceranno la storia del Settorosa? Non si può praticare uno sport senza sapere un minimo del passato e degli atleti più rappresentativi del proprio sport. Questa perplessità nacque tempo prima, il giorno in cui incontrai per caso un calciatore di appena 11 anni, tifoso della Juventus. Sapeva molto bene tutti i nomi dei giocatori stranieri tant’è mi venne spontaneo domandargli:”Conosci Roberto Baggio?” La risposta fu secca: “No, chi è ?” Mi provocò uno shock emotivo: giuro. Non gli stavo mica chiedendo chi fosse Jury Chechi... anche se avrebbe dovuto saperlo; ma bensì uno tra i più grandi calciatori italiani della sua disciplina ex giocatore della Juventus, squadra per la quale lui tifava.
Ma la colpa non è loro: siamo noi adulti forse a non avere più tempo o voglia di raccontare le fiabe e le belle storie come una volta. Quello che spesso sento dire sono frasi del tipo: «un giorno diventerai ricco e famoso come Cristiano Ronaldo», oppure «vieni a giocare per diventare il nuovo Ivan Zaytsev della pallavolo» e ancora «sei già un campione come Usain Bolt e Federica Pellegrini». Sono solo …“illusioni mentali” molto pericolose per la crescita personale e sportiva di un giovane atleta: poi non dobbiamo stupirci se arriva in tenera età la famosa “ansia da prestazione” al posto della “passione e la gioia di divertirsi”.
Invece le storie sono magiche;sono quelle che ispirano l’atleta a ricercare in se stesso la sua unicità; a prendere come esempio un campione non per le medaglie vinte o per essere uguale a lui, ma per imparare le sue grandi capacità di prepararsi alla gara, di superare la sconfitta e per i valori che rappresenta.
Se tuo figlio o atleta ha come idolo uno che preferisce andare in vacanza, piuttosto che sostenere gli esami di maturità scolastica, è arrivato il momento di preoccuparti… Athýke 🙂
Con lo spirito di trasferire il concetto che lo sport è anche cultura, tra i miei interventi ho quindi previsto di menzionare brevemente la storia del Setterosa e dell’Orizzonte Catania dove molte azzurre hanno giocato.
Il primo obiettivo era stuzzicare la curiosità delle ragazze per metterle in condizione di confrontarsi con Tania e Martina su temi come l’importanza di inseguire un sogno, la paura di fallire, le dinamiche di gruppo, i litigi all’interno di una squadra, la delusione per una mancata convocazione o la gioia di una vittoria. Con una carriera così lunga e vincente alle spalle, qualsiasi tipo di problematica sportiva, entrambe l’avevano di certo vissuta.
Il secondo sfatare il mito che i campioni sono perfetti. Spesso vengono visti solo dal punto di vista sportivo, senza pensare che sono persone: paure, ansie, dubbi, sconfitte, crisi e altro ancora, appartengono a tutti. La sostanziale differenza sta nel modo con il quale hanno superato le difficoltà e la determinazione con cui non hanno mai mollato, nonostante delusioni e ingiustizie subite.
Una serata speciale a teatro
Per evitare la temutissima scimmia di Omar Simpson :-), ho scelto di trasportare le ragazze magicamente in una teatro virtuale e recitare un reading che in poco tempo riuscisse a trasmettergli con leggerezza, l’essenza di quella squadra unica e irripetibile che fu il Setterosa di Atene:
[…]Si accorsero ben presto come l’acqua fluiva nei loro cuori trasformando quegli Occhi gentili, in quelle di Tigri indomabili. Infatti, era meglio incontrarle fuori dalla vasca, perché dentro venivi incenerito all’istante da uno sguardo affamato di vittoria: uno stato d’animo perenne e costante. L’unico che riusciva ad allenarle era lui: il domatore di Tigri[…] Athýke
Terminato il racconto, qui ovviamente in versione ridotta, adesso c’era la parte più delicata per le ragazze: superare l’imbarazzo iniziale e la paura di fare domande. Ma le piccole atlete a poco a poco, con il loro ritmo e prendendo spunto dalla storia, hanno superato la timidezza e la paura ( allenamento mentale 🙂 Athýke) fino a sciogliersi completamente nel momento in cui, Tania e Martina hanno iniziato a raccontare episodi divertenti soprattutto legati alla proverbiale scaramanzia specialità tipica di quel Setterosa.
E a tal proposito le ex azzurre hanno ritenuto opportuno dare un prezioso consiglio: mai entrare nel vortice del gesto scaramantico in modo così compulsivo; erano veramente esagerate. Si è vero hanno vinto tutto, ma ne avevano troppi sia personali che in coppia, in trio e in gruppo. E io sono d’accordo perché se non si è in grado poi di gestire bene questi momenti possono al contrario diventare dei condizionamenti pericolosi per la mente e quindi per la prestazione. Un conto è crearsi una serie di routine per attivare la concentrazione, altro discorso è appunto la scaramanzia.
Travolti dai racconti di Tania e Martina, osservavo la scena felice di vedere queste ragazze a contatto con due grandi donne di sport quando finalmente giunse il momento di toccare le medaglie olimpiche: l’Oro di Atene 2004 e l’Argento di Rio 2016. Non è tanto l’oggetto in sé, ma è quello che rappresentano: il sacrificio di quattro lunghissimi anni per realizzare un sogno. Pochi hanno la fortuna di partecipare a un’Olimpiade; ancora meno sono quelli che le vincono o salgono sul podio. E se sei abituato nello sport a impegnarti a raggiungere i tuoi obiettivi, userai le stesse strategie inconsciamente anche nella vita.
Nel momento in cui scopri che i campioni sono persone come te, hanno gli stessi problemi, commesso errori, pianto, gioito e tutto il resto, ti senti sollevato; più leggero. Pensa a Michael Jordan che in carriera ha sbagliato ben 9 mila tiri. Tu di cosa ti stai preoccupando? 🙂 Sbagliando s’impara…
Come pensa un campione?
Tra i molti episodi raccontati nel corso della serata, ne cito uno di Tania che, a mio avviso, ti può aiutare a comprendere cosa vuol dire “pensare da campione”. Ai primi raduni nazionali validi per essere selezionata ad andare ai Mondiali e agli Europei, per ben due volte consecutive, fu rimandata a casa dall’allenatore Pierluigi Formiconi, il quale scelse per quelle competizioni altre giocatrici. Tania rimase a guardare davanti alla televisione, le sue compagne vincere entrambi i titoli e giurò a se stessa che si sarebbe impegnata di più per riuscirci anche lei.
Alla fine arrivò la sua prima convocazione ufficiale per gli Europei di Prato, ma le azzurre avevano già vinto numerosi titoli. A quel punto la sua principale paura fu: “Ma vuoi vedere che sono arrivata io, hanno vinto tutto e adesso gli passa la voglia di vincere?” Fortuna che non fu così… ma questa è un’altra storia. ( te l’avevo già detto che i campioni sono delle persone come te 🙂 Athýke )
Epilogo
“L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche, se c’è qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati”.
( Carl Gustav Jung)
Non so cosa ricorderanno le ragazze di tutte le informazioni tecniche, fisiche e mentali, ricevute in una settimana così intensa; è normale che sia così perché adesso occorre molto tempo per rielaborarle e metterle in pratica nel quotidiano.
Ma di alcune cose sono certa: questo Camp non è servito solo a loro per imparare. Tutti noi allenatori abbiamo a nostra volta imparato molto da ognuna delle ragazze: ci hanno regalato la loro unicità, i sorrisi, gli abbracci, gli sguardi, ma anche la genuinità di cuori desiderosi di appassionarsi e di vivere con leggerezza uno sport dove impegnarsi per raggiungere un sogno con allenamenti duri o tirare un rigore decisivo con la paura di sbagliare, fa parte del gioco, ma sta a loro decidere come viverlo.
Se oggi in generale tutte le discipline lamentano la poca propensione dei giovani atleti al sacrificio, all’impegno, domandiamoci il perché e facciamo un passo indietro: forse ci siamo dimenticati che una volta, anche noi siamo stati ragazzi. Forse è il caso di riportare tutto alla giusta dimensione umana e non all’esasperazione del risultato a tutti i costi, allo stress, all’ansia da prestazione, in qualcosa che dovrebbe prima di tutto divertire ed essere fonte di gioia. Forse i problemi degli adulti sono solo nostri e non loro perché non c’è peggior sconfitta per una paese, di un giovane atleta che abbandoni la pratica sportiva.
Ognuno può fare la sua parte, iniziando, come fanno tutti giorni Martina e Tania nella loro società, dal creare un ambiente dove ci si possa sentire a casa e in famiglia. Questa è la sensazione più bella che tutti noi del Camp portiamo dentro ai nostri cuori.
Questo è quello che ogni società sportiva – in tutte le discipline- ,
dovrebbe impegnarsi a realizzare prima ancora di pensare a vincere.
Athýke
p.s. Ti sei accorto che il titolo diceva 101 motivi… porta pazienza quella è Athýke 🙂
Ringrazio di cuore la società Ekipe Orizzonte Catania, Tania e Martina e le ragazze per la bellissima esperienza e ringrazio anche i genitori che hanno regalato alle loro figlie questa grande opportunità.
(foto Train Camp Aurora Puccio, Tania Di Mario, A.C. Altre foto google immagini, video tratto da youtube)
Peter Clayton
A well writern article about a player that over the years i have watched and seen develop into the player she is today. Bravo that you are able to pass on your work ethic to impressioable young players. they learn by example, and if this comes from the best then if they do not achieve that level they at least bring their own standards up.