Lo sport è uno specchio per la vita e della vita; se non si coltivano valori personali quali il rispetto per le regole, l’amore per il sacrificio in vista di un obiettivo o, l’atteggiamento gerarchico rispetto ad un leader segnato da autorevolezza e non autorità, la meritocrazia, beh allora, non è facile raggiungere traguardi degni di nota”
Giusi Malato Campionessa Olimpica Atene 2004
E’ stata la giocatrice più forte del pianeta. Ha segnato un epoca, scritto la storia della pallanuoto femminile. Tutto quel che c’era da vincere l’ha vinto. Olimpiadi, Mondiali, Europei, Scudetti e Coppe dei Campioni, quest’ultime con l’Orizzonte Catania – la squadra di club femminile più titolata d’Italia e d’Europa. Se non segui questa disciplina per farti comprendere l’importanza di questa grande atleta, ti basta sapere che è stata definita la Maradona della pallanuoto mondiale. Nel suo ruolo di centro boa, è stata la giocatrice più forte. Non a caso infatti ha vinto per ben due volte la Calottina d’oro – l’equivalente del Pallone d’Oro del calcio – prima e unica donna a vincere questo ambito premio.
foto personali di Giusi Malato
L’INCONTRO A CATANIA
“L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche, se c’è qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati”
Carl Gustav Jung
E’ una splendida giornata di sole quando incontro Giusi presso il bellissimo centro sportivo di Torre del Grifo di Mascalucia (Catania). L’Etna innevata ci fa da sfondo e da cornice naturale a chi si allena in piscina. Immagino che spettacolo deve essere nuotare quando il vulcano esprime tutta la sua potenza in eruzione. In questo centro, oltre ad essere l’allenatore degli Under 11 e 13, Giusi ricopre il ruolo di responsabile della struttura natatoria sia dal punto di vista tecnico che organizzativo e mi accoglie con un sorriso che mi mette subito a mio agio. Fa sempre un certo effetto parlare con un’atleta del suo calibro. Soprattutto quando rappresenta l’orgoglio della tua città: Catania. Ed è proprio l’amore per la nostra terra, la passione per lo sport fatto di sani principi che ci mette subito in sintonia.
Attraverso la storia della sua carriera da atleta e oggi di allenatore delle giovanili raccontata nel suo libro Nove il Leader ed. Carhtago, ti parlerò di cosa vuol dire essere un LEADER di se stessi prima di tutto e poi di una squadra vincente come lo è stato lo storico SETTE ROSA. Ti assicuro che non è per niente facile sostenere il peso di questo ruolo dal punto di vista mentale. Una volta che ce l’hai, non puoi tirarti indietro. Non puoi mollare mai. Devi con grinta e determinazione trascinare il gruppo nei momenti di crisi, dare l’esempio sia in allenamento che in gara. Occorre umiltà, sacrificio, senso del dovere e della meritocrazia. Essere autorevoli ma non autoritari. Spesso molte squadre pur avendo qualità tecnica hanno risultati mediocri proprio per non avere all’interno del gruppo, un Leader. E le cose non sono diverse se si parla di lavoro o vita privata. Quello che sei nello sport lo sei anche nelle altre attività che svolgi.
GIUSI MALATO ALLENATORE DELLE GIOVANILI
” Preferisco un giocatore scadente che si sia allenato per tutta la settimana a uno che seppur dotato naturalmente non abbia faticato per conquistare la presenza in acqua.”
(tratto dal libro ” Nove il Leader” ed. Carthago)
Giusi è un fiume in piena e ha le idee chiare. Vuole mettere a disposizione tutta la sua esperienza sportiva per allenare i giovani a quei valori che uno sport praticato in modo sano, ha la capacità di trasmettere. Valori che nel tempo si sono perduti sostituiti da un insana e spasmodica ricerca della vittoria a tutti i costi in un’età dove il divertimento dovrebbe stare alla base. Invece, spesso i giovani atleti, vengono caricati di responsabilità da genitori (leggi il racconto Genitori senza gloria nello sport) e allenatori il cui unico obiettivo è quello di arrivare al successo. Ma a che prezzo? Al prezzo che spesso incontro ragazzi che sono costretti a gestirsi il peso di una pressione troppo alta per la loro età, sfociando in frustrazioni dovuti all’idea che se non vinci sei un fallito. Fortunatamente esistono allenatori come Giusi che la pensano diversamente. Lei, forte e risoluta come quando indossava la calottina numero 9, non fa sconti a nessuno e non le manda a dire:
“Chi si allena gioca, altrimenti sta in panchina”.
In un mondo votato alla vittoria come unico metro di misura per dimostrare di essere bravi, è difficile incontrare un allenatore che abbia il coraggio di mettere in panchina due titolari perché non si sono allenati. Rinunciando al proprio Ego, Giusi perde una partita importante per amore di dimostrare ai ragazzi che la meritocrazia esiste. Questa è la sua filosofia:
“E’ così che si da l’esempio. E ‘ così che si costruisce un gruppo di atleti vincenti. Quando alleno i ragazzi, non sto allenando solo degli atleti. Sto allenando delle persone che un giorno diventeranno uomini. E questo mondo ha bisogno di uomini migliori che abbiano dei valori. Lo sport rappresenta quindi uno strumento attraverso il quale educare i ragazzi alla disciplina, al sacrificio, al lavoro di squadra, al rispetto. “
Adesso se tu che leggi sei un allenatore, ti lancio una provocazione: se tu dovessi fare una scelta in questo momento tra perdere una partita oggi con la possibilità di vincerne cento domani, oppure vincere subito e sparire nel nulla dopo qualche stagione, cosa sceglieresti? Troppo facile ora rispondere. Il difficile è trovarsi in quella situazione, in quello stato d’animo, in quel momento esatto in cui ti trovi combattuto tra la voglia di vincere che nutre il tuo ego, e fare invece una scelta che servirà alla crescita personale e sportiva dei ragazzi.
Giusi Malato trasmette il suo modo di pensare con una serenità e una sicurezza tipica del Leader. Aggiunge anche che per il bene dei giovani, li allena solo fino ad un certa età. Dopo di che li lascia andare perché pensa che sia giusto, per la crescita tecnica, apprendere dai metodi di altri allenatori. Anche in questo caso, quanti avrebbero il coraggio di fare una scelta di questo tipo?
Dal mio punto di vista come Mental Coach, sono sempre stata convinta che gli allenatori delle giovanili sono quelli più importanti. Sono quelli capaci di accendere nei giovani quella fiamma che si chiama passione che nella società di oggi, rappresenta il traguardo più difficile da raggiungere, considerando tutte le distrazioni e le difficoltà nel praticare sport. Sono coloro che formano l’atleta sia dal punto di vista tecnico fornendo i fondamentali di base, che da quello educativo.
Giusi crede fortemente che lo sport sia uno strumento di vita. Per creare degli uomini leali, bisogna dare l’esempio ai giovani. Il fatto di essere stata una campionessa olimpica e aver avuto una carriera piena di successi come la sua, sicuramente rappresenta un vantaggio e allo stesso tempo una grossa responsabilità. Soprattutto ci tiene che i suoi atleti siano altrettanto bravi anche nello studio. Per questo motivo sono seguiti a trecentossessanta gradi dal punto di vista atletico, pallanuotistico e personale perché se non portano una buona pagella non possono allenarsi.
GIUSI MALATO ATLETA E IL SETTEROSA
“Un gruppo di donne unite per un obiettivo reale, sono devastanti. Un gruppo di donne falsamente unite per un obiettivo, sono devastate”
Giusi è stata il leader indiscusso di questa squadra composta da 13 donne determinate a realizzare i propri sogni. Lo storico Setterosa con il quale ha vinto tutto quello che c’era da vincere, era formato da: Tania Di Mario (attuale capitano della nazionale che parteciperà alla sua quarta Olimpiade), Martina Miceli, Maddalena Musumeci, Carmela Allucci, Francesca Cristiana Conti, Elena Gigli, , Silvia Bosurgi, Melania Grego, Cinzia Ragusa, Alexandra Araujo, Manuela Zanchi, Noemi Toth ed il loro faro, l’allenatore Pierluigi Formiconi,
Per essere un Leader bisogna avere carisma, assumersi le responsabilità di trascinare le altre nei momenti difficili. Giusi era tutto questo: grintosa, determinata, il centro boa più forte al mondo, capace di inventarsi goal incredibili. Un assist passato male, come per magia lo trasformava in un goal capolavoro. Nonostante i numerosi infortuni, quando c’era da combattere in acqua, non si tirava mai indietro. Stringeva i denti, nascondeva il dolore non dicendo nulla a nessuno e andava avanti. Come quando a pochi mesi dalla partenza per le Olimpiadi di Atene 2004, infortunatasi alla spalla e appena operata, non si sapeva quando sarebbe potuta tornare utile. Tutta la squadra non ha esitato un solo attimo e compatta aveva deciso che Giusi doveva far parte delle 13.
Massacrata dai giornalisti per le non perfette condizioni, tutte le sue compagne la proteggevano e si erano messe in sua difesa. Mi racconta che è stato un periodo bellissimo quello trascorso in nazionale, con gioie e dolori. Come ogni gruppo ci sono dei momenti di crisi, litigi, incomprensioni. Una cosa sola era certa: tutte, nessuna esclusa, erano focalizzate verso un unico obiettivo. In vasca esisteva solo la pallanuoto. Mi confessa che per quasi due anni non si è parlata con una compagna, ma quando c’era la partita da giocare, si diventava tutte una cosa sola.
Quando le chiedo cosa rappresentano per lei le sue compagne di squadra, con emozione risponde: “Sono le mie sorelle, la mia famiglia”.
A loro non serviva parlarsi. Bastava guardarsi negli occhi per capirsi l’una con l’altra.
Come puoi ben vedere, essere leader di un gruppo vincente non è una carica che si conquista con un concorso, o per simpatia, o si aspira a diventarlo per comandare gli altri. Se sei un vero leader saranno i tuoi compagni di squadra a riconoscerlo in te e se accetti, te ne assumi le responsabilità.
Spero che l’esperienza di Giusi Malato, ti possa essere utile per creare la squadra che desideri. E’ così che si costruisce un gruppo di atleti con una mentalità vincente. Questo significa che prima ancora di pretendere che siano loro a lavorare su se stessi per migliorare la prestazione, sei tu che per primo dovrai avere l’umiltà di metterti in discussione, lavorando su di te per trasferire i valori e l’approccio mentale giusto.
GIUSI MALATO – NOVE Il LEADER
“Un ritratto di una donna Leader… ma ”fortemente fragile” , ma che proprio per questa sua innata dote di accettare le sfide, alla fine le ha vinte tutte”
Stefano Arcobelli (Gazzetta dello Sport)
(per avere una copia del libro scrivere a editore@carthago.it)
( foto tratte Google Immagini)
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Grazie
Aurora
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