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Perdere per colpa della testa – analisi di una prestazione sportiva

Perdere per colpa della testa

Analisi di una prestazione sportiva

 

“Non siamo riusciti a cambiare mai la partita. Non siamo mai stati lucidi nella nostra fase di cambio palla. Loro sono stati sempre costanti, è colpa nostra che non siamo mai riusciti a cambiare la situazione. Non abbiamo trovato la soluzione. ” –  Simone Giannelli regista   Nazionale pallavolo

Italia vs Serbia (foto lapresse)

Da tifosa sono dispiaciuta di  scrivere quest’articolo sfruttando la partita persa dalla nazionale maschile di pallavolo contro la Serbia. Dal punto di vista della mia professione però, è un ottimo spunto per poter condividere con te degli aspetti della gara utili anche nella tua prestazione.

Uscire fuori dal proprio sport

Il primo passo per migliorarsi è osservare le prestazioni degli altri. Soprattutto al di fuori dalla tua disciplina. Questo ti permetterà di non essere condizionato dalle credenze tramandate da generazioni di atleti e allenatori che ogni sport possiede e nel tempo diventano limitanti. Occorre guardare le cose con “occhi diversi”. Quindi se non pratichi pallavolo tanto meglio. Altrimenti ti chiedo di fare uno sforzo per liberarti di ogni forma di pregiudizio e analizzare la prestazione solo dal punto di vista dell’atteggiamento mentale. Pertanto lascia stare tattica e tecnica, che ovviamente hanno influito. Ma non è questo il punto focale.
Qui ci concentreremo solo sull’aspetto mentale.

Cosa è successo prima

Se non hai visto la partita, o non hai seguito gli azzurri durante questo mondiale, brevemente ti riassumo cosa è successo nei giorni passati. L’Italia ha giocato otto partite  bene perdendone solo una contro al Russia, tra le più forti al mondo in questo sport, e con un punteggio di tutto rispetto andando fino al quinto set. Quindi in un certo senso gli hanno fatto letteralmente sudare la vittoria. Il giorno seguente  l’Italia vince contro l’Olanda, altra squadra forte, schierando le riserve. ( Leggi qui il mio articolo Le riserve vincenti ), dimostrando come una squadra vince se ha una panchina all’altezza dei titolari.

Ed eccoci arrivati alla gara di ieri sera Final six di Torino, dove le migliori sei al mondo lottano per accedere alla finalissima. L’Italia ha di fronte la Serbia, squadra solida che dimostra da subito di aver studiato ogni mossa degli azzurri. Il pubblico ovviamente è tutto dalla parte dell’Italia, ma sembrano non soffrirne più tanto. I giocatori serbi mostrano sicurezza e tranquillità. Tutti appaiono racchiusi in un unica “bolla”, consapevoli delle loro capacità e concentrati sulla strategia da mettere in pratica. Non è mica facile in un contesto del genere entrare con questo atteggiamento. Sulla carta l’atmosfera del Palavela di Torino avrebbe dovuto favorire palesemente i padroni di casa. Invece è diventata un’arma a doppio taglio.

Per gli azzurri, reggere la pressione di una partita così importante, giocarla davanti ai propri tifosi con tutti gli italiani a guardare la partita in TV, non è stato facile. Anzi. Si è visto fin da subito un approccio insicuro. Si è percepita la paura, la tensione di sbagliare. Nei primi minuti ci sta. È normale. Ma purtroppo sia i giocatori, sia l’allenatore non sono riusciti a cambiare la situazione.

Hanno giocato tutti al di sotto delle loro reali potenzialità in quanto la tensione ha paralizzato ogni loro gesto tecnico mandandoli in confusione su cose che loro sanno fare.  Durante il time out l’allenatore cercava di aiutarli basandosi su consigli tecnici. Ma in quel momento di confusione più che la tecnica serve aiutare l’atleta a trovare velocemente un cambio radicale sullo stato mentale inefficace.

Lo stesso Zar Ivan Zaytsev, capitano della nazionale, ai  microfoni ha dichiarato che hanno completamente sbagliato atteggiamento. Lo stesso commento del regista Simone Giannelli riportato a inizio articolo, conferma la loro piena responsabilità. Ottimo punto di partenza per un atleta nel proiettarsi verso la soluzione: riconoscerle senza cercare scuse. Non è mica scontato.

Probabilmente l’Italia avrebbe perso lo stesso. Ma non è il risultato il punto principale. La questione è aver ceduto agli avversari tutto il proprio potenziale perché ogni giocatore non è stato in grado di gestire la pressione. Magari non sa come fare, non ha gli strumenti per farlo. Non ci ha mai pensato. Non lo so perché. Ma è inevitabile che l’inefficacia di uno poi, se tutti sono nello stesso identico stato mentale, trascina anche gli altri. E su questo incide anche lo stato mentale dell’allenatore. Ciò significa che non sono solo gli atleti a dover fare questo tipo di lavoro. Perché anche l’allenatore, in quel momento, incide con il suo stato d’animo. Sicuramente è una sconfitta che proietterà gli azzurri in una nuova realtà e non potrà che essere per il futuro positiva per raggiungere i successi desiderati e che merita questa nazionale. Ha dimostrato di saper giocare ad alti livelli e potrà farlo anche in futuro.

Altro esempio nella scherma

Per farti uscire dalla sindrome del tuo sport, ti riporto adesso un altro esempio stavolta in una disciplina  individuale: la scherma

Giochi Olimpici di Rio 2016 la catanese Rossella Fiammingo, grandissima atleta più volte campionessa del mondo,  è in finale nella spada e si trova in vantaggio sull’avversaria cinese. Tutto procede bene quando a un tratto le arriva questo pensiero ( riporto le sue testuali dichiarazioni rilasciate ai giornalisti nel post gara):

“Ho pensato, me ne mancano solo quattro e ho vinto le Olimpiadi.
Ed ho sbagliato, perché dovevo pensare ad una stoccata alla volta”.

Cioè nel momento esatto in cui le è arrivato questo pensiero e non ha avuto la prontezza di sostituirlo ha ceduto gran parte del suo potere alla cinese. Ora non sapremo mai se, mantenendo la concentrazione, avesse vinto lo stesso. Resteremo nel dubbio. Ma quel “tra quattro stoccate ho vinto” ha proiettato l’atleta nel futuro. Peccato che la gara si vince nel presente. Se vuoi approfondire l’argomento ti invito a leggere il mio articolo il potere di adesso

Il concetto essenziale per te è questo: non è facile arrivare a una finale olimpica, a un mondiale  a una gara importante in generale.  Ci sono occasioni alle volte che passano solo una volta nella vita. Altre volte si ripetono. Non puoi saperlo a priori. Ciò che conta è arrivare all’appuntamento più importante della tua carriera sportiva sapendo di aver curato ogni minimo dettaglio. Se tra questi non hai incluso l’allenamento mentale questi sono solo alcuni  scenari che si possono presentare in gara. Quindi hai la gran fortuna di averli “visti” con anticipo e prepararti per tempo.

Accendi la mente e illumina la performance

Accendi la mente e illumina la performance

Accendi la mente e illumina la performance è il mio motto. Credo fortemente che l’allenamento mentale sia come andare in palestra ad allenare i muscoli. Il cervello va allenato. Se si hanno gli strumenti giusti è possibile migliorare le proprie prestazioni grazie al potere della mente. Data per scontata tecnica, tattica e preparazione fisica, la gara si vince per l’80% in allenamento. Se in quell’allenamento trascuri l’aspetto mentale le probabilità che nel giorno più importante della tua vita, perdi per colpa della testa sono elevate.

L’errore che fanno la maggior parte delle persone è pensare di acquisire anche le tecniche mentali sperando di ricevere la ricetta magica. Non è così. Qualsia tecnica sia mentale, sia fisica, funziona solo se  la persona ha alle spalle un percorso di consapevolezza.

A te la scelta

Buon allenamento mentale

Aurora

(foto ansa e la presse, altre immagini tratte da google)

 

 

Aurora Puccio
About Aurora Puccio
Ciao! Sono Aurora la mia filosofia è invitare le persone a guardare le cose da angolazioni differenti, partendo dall'atteggiamento mentale con il quale si osserva una situazione. Lo sport è la mia più grande passione insieme ad altre forme artistiche come teatro e scrittura, che in questi articoli si intrecciano con armonia per darti degli spunti sull'allenamento mentale.
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