L’uomo è un genio quando sta sognando.
Akira Kurosawa
Oggi ho scelto di raccontarti la storia di due sogni nati in un tempo e spazio differenti che ad un certo punto si incontrano per caso. Ma nulla nella vita capita per caso. Ogni evento, ogni incontro, si verificano nel momento esatto in cui è giusto per te portandoti dei messaggi che ti indicano la strada da seguire. Non importa se al momento non riesci subito a distinguerli. Tanto prima o poi si ripresentano fino a quando non ne comprenderai il significato.
Perché dovrei leggerlo, ti starai chiedendo. Vedi esistono diversi modi per allenarsi mentalmente. Ogni tanto occorre uscire fuori dai soliti schemi per abituare la mente all’esistenza di altri mondi da cui apprendere strategie mentali. Ti invito pertanto a leggere l’articolo – volutamente lungo – allenando i tuoi meravigliosi neuroni ad effettuare le dovute connessioni contestualizzandole alla tua situazione sportiva, lavorativa o di vita in generale. Per fare questo occorre che tu esegua prima di tutto due semplici azioni:
– la prima: dedica a te stesso dieci minuti di tempo nell’arco della giornata per leggerlo con calma osservando alla fine quello che ti ha trasmesso e scriverti, se ci sono, le parole che particolarmente ti hanno colpito in qualcosa…soprattutto perché 🙂
– la seconda: leggilo in un posto il più possibile a contatto con la natura – un parco, la riva di un fiume, le sponde di un lago, sotto un albero, al mare…ovunque ci sia qualcosa che ti permetta di stare con lei
“Ma sono chiuso in un grattacielo del novantesimo piano
di New York non posso farlo…”
NIENTE SCUSE. Sii creativo trovando soluzioni alternative. Su internet ci sono ad esempio, musiche che riproducono i suoni della natura. Puoi usare quelle. La MENTE non è consapevole se sei al parco oppure no, se metti a tacere la parte razionale :-). Come puoi fare? usando l’altra..quella dell’immaginazione, della creatività. Si quella che per il 95% dei casi usi molto poco perché sommerso da mille attività durante il giorno che ne impediscono l’utilizzo: la parte irrazionale. Quella parte cioè dove trovi tutte le risorse di cui hai bisogno. Anche perché quando sogni la notte dovresti essere a letto invece sei in posti diversi…quindi già lo sai fare :-).
La conosci la storia del giocatore di golf prigioniero in Vietnam per cinque anni durante i quali si è allenato tutti i giorni visualizzando se stesso che gioca a golf? Se si, puoi proseguire, altrimenti ti invito a leggerlo. Potrebbe esserti di aiuto. ( clicca qui per accedere alla storia). Adesso ti auguro una buona lettura e ti aspetto alla fine del racconto.
Rio 2016 – Due sogni si incontrano per caso e guardano verso Tokio 2020
(di Aurora Puccio)
Personaggi del racconto:
Allegra Happy:atleta paralimpica tennistavolo in carrozzina volontariamente volontaria alle Olimpiadi di Rio 2016
Marica:atleta softball, studentessa in infermeria involontariamente volontaria alle Olimpiadi di Rio 2016
Tutto comincia due anni prima, nel 2014 a Torino durante la prima gara ufficiale di tennistavolo di Happy. Era il 7 Dicembre, giorno del suo compleanno. Pur perdendo tutte le partite, l’esordio era stato positivo perché aveva giocato molto bene, considerando il fatto che praticava questa disciplina da soli tre mesi. Motivo per cui era giusto festeggiare il tutto con una bella birra media fredda. Sarà stato l’effetto della bionda bevanda mischiata con l’euforia del gioco, che ad un certo punto Happy prende seriamente in considerazione l’idea proposta dalla sua mamma, di andare a Rio 2016 come volontaria. Quindi perché non tentare? Cosa aveva da perdere?Al massimo le avrebbero risposto di no.
Nel frattempo in un altro spazio di tempo e luogo, Marica continua i suoi allenamenti con la squadra di softball cercando di conciliare la pratica sportiva con i suoi studi di discipline infermieristiche. In realtà il suo sogno era quello di diventare chirurgo. Ha deciso troppo tardi. Così ha cambiato strada facendo comunque un lavoro che le piace e che esercita con tanta passione. Gli esami sono impegnativi e allo studio deve aggiungere anche il tirocinio.
Siamo nel 2016 a pochi mesi dall’inizio delle Olimpiadi. Happy ha ricevuto la bella notizia che la sua candidatura è andata a buon fine ma cominciano una serie di imprevisti a catena. La mamma che dapprima avrebbe dovuto accompagnarla, non può. Lei non si da’ per vinta, non è tipo che molla facilmente e cerca tra gli amici chi può aiutarla in questo sogno. Propone il viaggio a Marica che presa dalla tensione degli esami imminenti e dal tirocinio, ha quell’attimo di lucidità misto a stupore, nel cogliere al volo l’occasione di un’esperienza olimpica capitata per caso, – ma nulla nella vita capita per caso…:-) -per poi rituffarsi in perfetto stile Cagnotto sui libri. Visto gli impegni universitari, la condizione è che dovrà pensarci Happy a tutta l’organizzazione da sola. La nostra Allegra, di nome e di fatto, procede in tempo record, quando ecco presentarsi ancora l’ennesimo ostacolo. I voli sono costosi e soprattutto hanno troppi scali, con ore di attese chilometriche non idonee alle sue condizioni. E’ troppo. Il sogno sembra destinato a svanire quando un angelo arrivato per caso – va beh ormai ti è chiaro che nulla capita per caso 🙂 – si manifesta nella signora dell’agenzia di viaggi che riesce a trovare un compromesso tra costi e un solo scalo a Madrid. Il sogno continua …si parte!!!
PRIMI GIORNI A RIO:L’IMPATTO
Dopo un lungo viaggio andato benissimo, le nostre protagoniste arrivano in Brasile accolte da un’atmosfera olimpica di persone sempre allegre e sorridenti, pronte ad accogliere turisti, atleti e volontari di quest’avventura a cinque cerchi. I primi giorni però sono stati un po’ complicati. Arrivare in un paese non tuo, dove non parlano la tua lingua e neanche l’inglese, mette a dura prova. La parola efficienza sembra scomparsa dal dizionario linguistico perché impossibile d’applicare. Per ottenere un’informazione, gli addetti si consultano per tirare a sorte due o tre indicazioni confuse a caso da fornire alle due turiste strane. In una situazione del genere, l’unica strategia da usare è la pazienza. La MENTE fa fatica ad adattarsi a condizioni per lei sconosciute opponendo resistenza. Ansia mista a paura possono prendere il sopravvento. Insomma, dopo qualche giorno, compreso il meccanismo dei trasporti, esplorata la zona olimpica e quella dove alloggiavano, capito che era meglio parlare in italiano che in inglese, le due amiche si adattano, la mente si tranquillizza entrando nella sua zona di comfort e tutto ormai sembra procedere tranquillamente. Adesso sono pronte. Cominciano le Olimpiadi e le nostre protagoniste decidono di tenere un diario giornaliero su Facebook per tenere aggiornati amici e parenti.
IL LAVORO…DA VOLONTARIA
Happy viene assegnata al gruppo che si occupa degli accrediti. Un team di persone eccezionali provenienti da tutto il mondo, con un supervisore fantastico. Tutto fluisce perfettamente. Gli assidui sostenitori a distanza sono curiosi di sapere cosa stiano combinando le due amiche e aspettano con trepidazione la pubblicazione del diario. Passano i giorni, ma tra una gara di scherma, la pallanuoto e la ginnastica, ai lettori comincia a sorgere qualche dubbio sull’effettiva presenza a lavoro della volontaria Happy. Per rispondere alle false insinuazioni, spuntano le foto che dimostrano Allegra professionale al suo posto di lavoro…ma i lettori ancora non ci credono. Pensano che si tratti di un fotomontaggio. Forse è tutta sana invidia e la curiosità cresce. Nel frattempo Mari, è stata adottata dal gruppo, riuscendo ad ottenere un accredito come accompagnatore. Ormai non le ferma nessuno. Sono organizzatissime. Hanno una APP che le avvisa sulle gare e passano dal tennis alla scherma con abilità olimpiche, entrando con indifferenza senza farsi notare e occupando i posti con la visuale migliore. Quando non riescono, sono gli addetti ai lavori che si accorgono delle loro facce sorridenti che trasmettono la felicità di due bambine al luna park e fanno di tutto per aiutarle.
GITA AL CRISTO DEL CORCOVADO
Rio 2016 non è solo Olimpiade ma un’occasione per fare le turiste per caso. Decidono ovviamente di visitare il Cristo del Corcovado, simbolo di Rio. Le persone a cui chiedono informazioni le guardano con diffidenza e incredulità prendendole per pazze. Si perché da dove sono alloggiate al Cristo…ci sono ore di strada e mezzi di trasporto assurdi da prendere con una carrozzina. In sette persone si riuniscono stile giocatori di rugby per capire come aiutarle. Il verdetto è che sono folli ma ce la possono fare. Le danno le informazioni di cui hanno bisogno e partono. Alla fine riescono, saltando da un autobus all’altro, ad arrivare a destinazione. C’è l’ascensore per salire fino in cima, quindi ottimo segno. Peccato però che ad un certo punto, per raggiungere la meta, c’è l’ultimo tratto da fare con le scale mobili. Happy le guarda sconsolata. Non ce la può fare è troppo pericoloso per lei. La sua delusione è tanta.
Marica però non ci sta: “Happy mancano 10 metri. Abbiamo fatto un lunghissimo viaggio per arrivare fino a qui e ti vuoi perdere il panorama di Rio?” Aiutati da un addetto poco rassicurante con Happy che aveva paura di cadere da un momento all’altro e Marica anche lei spaventata ma che faceva di tutto per non mostrare le sue paure all’amica. In quel momento doveva darle tutta la forza che aveva per sostenerla. Con le parole la tranquillizzava che tutto sarebbe andato bene, nonostante anche lei non si fidasse troppo del tipo che le stava aiutando. Alla fine riescono ad arrivare in cima felici della loro impresa, godendosi il Cristo e il panorama di Rio spettacolare. L’emozioni si susseguono e dopo essersi rilassate consapevoli della conquista, ritorna il momento di affrontare ancora lei: la scala mobile. Stavolta però c’era un addetto più muscoloso che riusciva a sostenere meglio Happy e la sua carrozzina. Ancora una volta Marica le dava supporto morale, aiutandola a stare tranquilla . Tutto va per il meglio.
Se non fosse stato per la determinazione di Marica forse Happy si sarebbe fermata a 10 metri da un sogno per colpa di una scala mobile.
Da quel momento le avventure delle nostre protagoniste sono state tante ma non posso raccontarle tutte. Sono state piene di ostacoli e imprevisti da superare. Ma ogni volta il termine di paragone era il Cristo del Corcovado:
Happy: ” no Mari non ce la faccio a salire sull’autobus”
Marica: “Happy ti ricordo che siamo salite fino al Cristo del Corcovado…vuoi che non riusciamo neanche stavolta? Su andiamo…”
LE GARE OLIMPICHE
Come descritto in precedenza le nostre volontarie quando smettevano i panni di turiste o di lavorare, dedicavano il loro tempo a vedere le gare. Una APP meravigliosa avvisava loro circa le competizioni che si stavano svolgendo nei vari impianti e in base allo sport decidevano dove andare. Cominciano con Scherma dove hanno anche la fortuna di incontrare gli azzurri. Finita la gara…guardano e vedono che c’è la Vinci che gioca li vicino. Si trasformano in Usain Bolt e volano veloci verso il tennis. Non c’è tanta gente. Ma loro sono felici perché gioca una italiana. Quando finisce la partita, si accorgono che sul campo accanto c’è un po’ di gente..”uhhh ma c’è Nadal. Vuoi che non ci fermiamo?” Ma certo. Finito il tennis ancora l’App c’è la partita di basket e giocano gli USA:
Happy :”No Mari dai non riusciamo…troppi controlli non ci faranno entrare…tutto pieno”.
Mari: “Davvero? Siamo salite fino al Cristo del Corcovado vuoi che non tentiamo lo stesso?”
Neanche a dirlo, riescono ad entrare, sistemandosi per giunta in buona posizione. Hanno fatto così per tutto il periodo, vedendo molte gare dandosi ogni tanto un pizzicotto per vedere se fosse tutto vero. Hanno visto parecchie discipline ma quella che più di tutte le ha emozionate è stata la pallanuoto femminile.
PALLANUOTO FEMMINILE: LE SETTEBELLE
Tutto è cominciato con due biglietti omaggio che il capo del gruppo volontari aveva regalato a Happy. Sono fortunate. La partita è Italia contro Brasile. Cercano di attrezzarsi come possono per il tifo rendendosi subito conto appena entrate nell’impianto, che saranno praticamente sole a tifare contro tutto il Brasile. Ma loro sono arrivate fino al Cristo del Corcovado, pensi che si spaventino del tifo brasiliano?Emozionante l’ingresso delle azzurre, l’inno di Mameli cantato a gran voce e per nulla intimorite dai colori giallo verde degli spalti, cominciano il loro tifo sfegatato. Capiscono dal silenzio degli spalti che l’Italia ha segnato perché i carioca ammutoliscono di colpo. Allora si guardano in faccia se vogliono farsi sentire dalle azzurre, devono scegliere il tempo giusto del silenzio brasiliano per urlare forte. Nel frattempo coinvolgono anche un gruppo di tifosi neutrali…tanto vale tifare Italia.
Le azzurre del Setterosa vincono e le nostre protagoniste si innamorano di questo sport a tal punto che Happy sente che le Settebelle, cosi come sono state rinominate da loro, arriveranno in finale. Stavolta per non rischiare di non trovare posto, compra i biglietti sfruttando come scusa l’imminente compleanno di Mari. Le sembra un ottimo regalo per festeggiare. Seguono le altre partite di qualificazione con trepidazione fino a quando esultano sul bus che li porta al Giardino Botanico, perché l’Italia vince la semifinale con la Russia e vola in finale dopo 12 anni dall’ultima disputata ad Atene 2004 conclusasi con la conquista della medaglia d’oro. La storia potrebbe ripetersi e loro saranno lì, a tifare e a sognare insieme alle atlete. Adesso hanno anche la bandiera italiana da sventolare con orgoglio e farsi largo sugli spalti. La partita scorre velocemente e l’emozioni si susseguono. Il Setterosa vince l’argento, troppo forti le americane. Happy e Mari sono comunque felici, perché non capita tutti i giorni di riuscire a vedere dal vivo una finale olimpica.
PROSSIMI SOGNI
Dopo questa esperienza olimpica intensa, piena di avventure e di emozioni entrambe hanno ben chiaro il prossimo sogno:
Happy sogna di andare a Tokio 2020 come atleta nella disciplina del tennistavolo
Marica, grazie a quest’esperienza inaspettata, sogna di andare a Tokio 2020 come volontaria per l’assistenza medica
EPILOGO
Adesso che succede? Mi piacerebbe darti una chiave di lettura a questo racconto. Ma non voglio fare il gioco della tua mente pigra che si aspetta delle risposte, delle soluzioni facili immediate e durature. Soprattutto mi piace l’idea che tu sia libero di interpretare i segnali di questa storia secondo il tuo modo di essere. Una cosa però voglio dirtela:tutto questo riesci a ottenerlo solo se stai veramente in ascolto di te. Come fare? isolandoti dal mondo anche solo per dieci minuti e restando in contatto con la natura.
A te la scelta
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Grazie
Aurora
(foto personali di Allegra e Marica)
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