Simona Atzori La forza di un sogno
“Non sarei mai arrivata dove sono. Tutto parte da un sogno. Che va curato, innaffiato e amato, poi frammentato in passi concretizzabili, “umanizzato” e spogliato della sua connotazione poetica per diventare reale.”
Simona Atzori ballerina ( tratto dal suo libro “Cosa ti manca per essere felice? “)
Una sedia, un cavalletto e un foglio bianco in attesa di prendere vita. Illuminati da luci colorate sono posizionati all’angolo del palco. Cammino su e giù lungo la platea vuota del Teatro Lirico di Magenta. Ripenso al momento in cui ho trascritto il suo nome nella mia lista dei sogni. Sono passati tanti anni. Ogni volta non so mai quando diventeranno realtà. Ho solo una fede incrollabile che tutto accadrà al momento giusto.
Adesso ho imparato a godermi le sensazioni che ne precedono la trasformazione in materia. È la parte più bella. Perché quando finalmente potrò abbracciare la ballerina Simona Atzori, si aprirà un nuovo capitolo: la magia di un incontro tra due persone che si fanno da specchio condividendo i propri pensieri.
Ballerina, pittrice, scrittrice e speaker motivazionale. Le sue braccia sono rimaste in cielo e nessuno ha fatto tragedie, scrisse di lei l’ex direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò.
Eccola te la presento…
L’incontro
Simona spunta da dietro le quinte e con passo curioso viene verso di me. La solita frase che ripeto in queste occasioni “Non ci posso credere”, si trasforma in un enorme sorriso: per la felicità di vederla, e la soddisfazione di esserci riuscita ancora una volta. Le vado incontro, la saluto con un abbraccio e ci sediamo in platea con il teatro tutto per noi.
Lei giustamente cerca di capire chi sono e con disinvoltura sfila un piede dalla scarpa per grattarsi il naso. Mi osserva. Percepisco che si aspetta una mia reazione. Ma sono talmente concentrata su di lei, sulla voglia di scoprire la persona oltre l’artista, che per la mia mente rappresenta la normalità. Lei lo intuisce e alla prima domanda sul sogno si lascia subito andare.
Differenza tra Sogno e Obiettivi
«Svolgi tanti incontri motivazionali nelle aziende e nelle scuole. Racconti la tua storia e dei tuoi sogni realizzati. A proposito di sogni, ma i ragazzi hanno smesso di sognare ?
Ho notato che i ragazzi non hanno tanto smesso di sognare. Hanno paura di azzardare perché convinti di non averne le capacità. Sono circondati da un approccio troppo pratico delle cose, condizionati dai genitori e da una società negativa che si lamenta di continuo. Confondono l’obiettivo con il sogno. Il primo può essere frammentato in più obiettivi da eseguire nel concreto. Tutti però portano verso la direzione del sogno che per natura deve essere immateriale. L’obiettivo deve essere spinto da qualcosa che va aldilà dell’oggettività perché altrimenti svolgiamo i compitini.
Chi preferisce questo atteggiamento, nella vita raggiungerà risultati con le sembianze di… “compitini“. Chi invece vuole andare verso qualcosa di ignoto perché il sogno è… ignoto, allora raggiungerà mete più grandi.
Nelle scuole vado con piacere. Ma sinceramente sono convinta che l’intervento principale debba essere svolto sugli adulti: genitori e insegnanti. È complicato trasmettergli il messaggio che il primo lavoro va fatto su se stessi, anziché delegare tutto ai ragazzi. Con loro sfondi una porta aperta. Ti ascoltano. Credono in quello che tu dici. Se però poi non hanno supporto dal mondo che li circonda, diventa difficile. A questo punto è logico per i giovani domandarsi: Come possiamo sognare ? Ma sono sicura che ognuno di loro ne ha uno dentro.
La forza della sua storia per aiutare i genitori
La storia di Simona è anche quella dell’amore incondizionato dei suoi genitori. Quando nasce lo shock è forte. Ma un episodio lascia intravedere la speranza di una vita normale. Simona ha compiuto da poco due mesi e nella culla osserva divertita una palla penzolante sopra di lei. L’istinto le suggerisce la voglia di prenderla con i piedi e si muove per toccarla. I genitori hanno capito che esistono infinite possibilità per questa bambina speciale.
Simona sottolinea come questa “visione possibilista” sia frutto del miracolo dell’amore. Se soltanto i suoi genitori non avessero osservato con occhi amorevoli quel semplice gesto, non si sarebbero mai accorti che quei piedini giocherelloni sarebbero diventati la sue mani. Si sarebbero concentrati su ciò che mancava e non su quello che già c’era.
«Come possono essere aiutati i genitori?»
Bisogna andare a toccare dei tasti rimossi da tempo: risvegliare la parte fanciullesca. Per questo motivo racconto dell’amore dei miei genitori, della mia nascita e di quell’episodio accaduto pochi mesi dopo. Sentirlo da chi lo ha vissuto è diverso dal leggerlo in un libro. Percepisci che dietro a una storia felice c’è un percorso doloroso. Questo l’ho scoperto dopo la morte della mia mamma, con la sua malattia. La felicità fa parte di me, del mio modo di vivere. Ma in realtà ci sono arrivata attraverso un grande dolore. Non bisogna avere paura di affrontarlo perché fa parte della vita stessa. Occorre accettarlo.
Con il mio racconto desidero che le persone si sentano accolte nel loro dolore e nella loro difficoltà. Comprendano che dietro una storia positiva, di ispirazione, di luce, c’è tutto. Senza quella parte dolorosa non ci potrebbe essere la felicità. Fa parte del percorso. Come nello sport, così anche nella danza, io non devo farti vedere la fatica, gli allenamenti intensi e duri.
Non ti devo sbattere in faccia la mia sofferenza. Ne abbiamo paura perché non ha confini. Tante persone preferiscono evitarla. La gioia è più rassicurante. La sofferenza provoca qualcosa che non conosci sia a livello fisico che mentale.
Soprattutto mentale è più forte: sappiamo come la depressione è uno dei mali più diffusi. Se entri nel suo vortice, rischi di non uscirne più. Si ha paura di non essere in grado di trasformarla in opportunità.
«Com’era Simona da piccola?»
Una monella. Ne combinavo di tutti i colori. Durante le riunioni di famiglia succedeva sempre qualcosa, ma se la prendevano con i miei cugini. Io facevo la faccia innocente. Nessuno immaginava che potessi essere io l’artefice di quei guai. Poi un giorno sono stata scoperta…
Ricordo ancora il giorno degli esami di quinta elementare quando ho messo in atto il mio piano strategico per tornare a casa da sola. Tutto l’anno ho studiato, nei minimi particolari, ogni azione per realizzare la conquista della libertà. Ho consegnato il compito in fretta commettendo anche degli errori, per timore che arrivasse mia madre davanti alla scuola. Orgogliosa percorro il tragitto verso casa… quando incontro lei. Rimase arrabbiata per un sacco di tempo perché non mi ero impegnata all’esame. In quel momento capisco che voleva responsabilizzarmi. In tutta sincerità quel giorno la cosa più importante è stata percorrere da sola quel pezzo di strada verso l’indipendenza. Per anni mi sono sentita in colpa. Poi crescendo ci abbiamo riso sopra.
«Che speranza nutri nei confronti dei giovani?»
Nutro grandi speranze. Li vedo che in qualche modo hanno una voglia di trovare una loro unicità. Quello che oggi non hanno è un percorso. Ti faccio l’esempio del telefono. Quando stavo con i miei nonni per telefonare alla mamma dovevamo per forza uscire di casa, scendere giù in paese per cercare una cabina telefonica e attendere con pazienza il turno. Tutti i giorni lo stesso processo. Detta così sembra una scemenza, ma non lo è. Oggi rimani a casa, prendi il cellulare e chiami. Non senti la necessità di cercare qualcosa. Non c’è il percorso. Hanno tutto e subito. Quindi anche immaginare un sogno diventa una cosa da ottenere con velocità. Ma non funziona così. Non è mica detto che devi realizzarlo per forza. Alle volte si trasforma assumendo un’altra forma. Il percorso è la parte più importante, non la meta.
La danza segreta di Simona
La danza è un momento completamente mio. Anche se mi esibisco davanti a un pubblico è un linguaggio segreto. Stessa coreografia portata in scena mille volte ma si tratta sempre di un’opera unica. Irripetibile. Quando danzo mi sento libera di poter esprimere quello che desidero, senza per forza ottenere il riscontro di chi mi guarda. È l’incontro segreto tra due linguaggi. Lascio che sia lo spettatore, attraverso la sua sensibilità, la sua storia, a cogliere ciò che la mia danza esprime.
Tante volte racconto una sofferenza privata sorridendo. Non vuol dire che mento. Significa che quella parte segreta di me, vuole raccontare qualcosa sua e non deve essere di nessun altro. Poi qualcuno riesce anche a catturarla. È talmente segreto tutta questa energia di emozione che… in realtà è la magia dell’arte, del teatro. Io qui mi sento a casa.
«Nel caos sociale in cui viviamo, cos’è la normalità?»
Una persona ha le sue certezze costruite su degli standard sociali. La disabilità invece gliele toglie. Mi arrabbio quando mi dicono: “adesso che ti ho conosciuta mi rendo conto che io sono fortunato” . Io rispondo sempre con un sorriso: “Anche io sono fortunata”.
Cioè vedere me fa sentire meglio te? In realtà capisco che vogliono farmi un complimento. Ma la modalità è sbagliata. È molto più bello sentirsi dire : “Grazie a te ho compreso che anche io sono fortunata”.
«Simona qual è il tuo prossimo sogno?»
Giusto. Bella domanda. In realtà di sogni ne ho tanti perché sono un’accanita sognatrice. Penso sia la cosa più importante che tutti noi dobbiamo avere perché alle volte crediamo che sognare sia da illusi. Invece il sogno è la cosa più concreta che esista. Significa avere qualcosa che ti parte dalla pancia e fino a quando, in qualche modo non sei arrivata, non dico sempre a realizzarlo. Alle volte non succede. Ma partire da quel sogno ci permette di immaginare e di scoprire altro. Ogni sogno. Ogni partenza è importante.
Il mio prossimo sogno è il mio terzo libro, quello che ho sempre immaginato di scrivere: un viaggio dove invito le persone a intraprendere un percorso interiore e non vogliono farlo da soli. Infatti desidero estrarne uno spettacolo e una serie di percorsi motivazionali. Anche i miei primi due: Cosa ti manca per essere felice, uscito nel 2011 ancora oggi mi segue ovunque. Un libro che ho amato molto e Dopo di te il libro sulla mia mamma. È stato la cosa più difficile e bella della mia vita.
Finita l’intervista ringrazio Simona e le chiedo una dedica sui libri. Poi le dico:”Grazie di cuore perché oggi hai realizzato uno dei miei 101 Sogni“. Lei mi guarda e con un sorriso risponde: “Anche tu 101?” 🙂
Alle volte le parole non servono quando due anime si comprendono all’istante:-)
Epilogo
“I sogni sono illustrazioni dal libro che la tua anima sta scrivendo su di te” Alan Drew
La storia di Simona è l’impossibile trasformato in materia. Il sogno di diventare ballerina le ha dato la forza di superare gli ostacoli e scoprire infinite strade da percorrere. È questa la forza del sogno. Per questo ne devi avere sempre uno. Ti dà la possibilità di metterti alla prova, di incontrare persone, di fare nuove esperienze.
Comunque vada… tu avrai vinto!
I rimpianti. Se proprio vuoi avere paura di qualcosa… i rimpianti sono i “tarli” peggiori che trovano fissa dimora nella tua mente. Quelli che ti lasciano aperte mille domande: “E se quel giorno avessi, e se quell’altro ancora..” e nel frattempo il tempo della vita scorre.
Trasforma i “SE” in azione. Qual è la cosa peggiore che può succedere? Fallire… No. Questa è un’altra credenza sociale da buttare via. ( leggi qui il mio articolo: il fallimento non esiste)
Adesso zero scuse. Prendi subito carta e penna: metti giù un lista di sogni. Almeno 10. Lo so già sei entrato nel panico. Fai fatica ad arrivare a tre e io te ne sto chiedendo di più. Lascia spazio alla tua creatività. Più sono assurdi e impossibili, più stranamente si realizzeranno. Ricordati, non appena si concretizza, festeggia ( alla mente questa parte le piace da morire) e poi via… aggiungi nella lista uno nuovo sogno.
Ringraziamenti speciali.
Se ho realizzato il sogno di incontrare Simona Atzori oltre a dare un premio virtuale alla mia grande testa dura, devo dire grazie a tante persone che lo hanno reso possibile: Marzia Consigliere Comunale di Magenta, Walter e Antonio dell Circolo Culturale Sardo , Lorenzo e Federico del Teatro Lirico di Magenta.
A proposito… la storia di tenere segreti i sogni altrimenti non si realizzano per favore lasciala perdere… se non lo dici a nessuno non incontrerai mai le persone che possono aiutarti.
Aurora
(video tratto da youtube. Foto archivio personale Simona Atzori – pg. P. Genovesi, G. Rigon, G.Caruso)
Silvia Bolis
Grazie per un altro bellissimo articolo che ha molto da insegnare.