Visita guidata all’allenamento mentale
Quando l’arte insegna che occorre guardare le cose da un’altra prospettiva (Giotto). Che le cose vanno costruite con semplicità e armonia (Filippo Brunelleschi). Che c’e sempre qualcuno lungimirante e innovatore che va oltre ma servono 100 anni per capirlo e dargli ragione (Galileo Galilei). Che lo scultore mette in luce l’anima di un’opera già esistente nel marmo grezzo. (Michelangelo Buonarroti).
Athýke
Se resti per troppo tempo nello stesso ambiente, la tua mente elabora esclusivamente sempre le stesse informazioni andando in sovraccarico. Priva di nuove idee resta bloccata senza trovare soluzioni. È pigra, abitudinaria e pronta a non uscire mai dalla sua zona di comfort. Ogni tanto va tenuta a riposo. Soprattutto va allenata al confronto con gli altri. Solo così evolve e si migliora.
Pur amando lo sport sento la necessità di far prendere aria alla mente in ambienti diversi, come quando in casa apriamo la finestra, per far circolare nuove idee e staccare la spina. Mi diverte inoltre cogliere l’occasione di parlare con persone incontrate per caso e che non c’entrino niente con il mondo sportivo. Mi fermo a chiacchierare. Dedico loro il mio tempo e ogni volta mi stupisco come da questo scambio umano riesco ad imparare sempre qualcosa di nuovo utile anche nel mio lavoro.
Questo è un esercizio che ti suggerisco di mettere in pratica a intervalli regolari ancor prima di raggiungere il punto di saturazione molto pericoloso. E per quanto riguarda parlare con le persone se stai pensando alla chat dei telefoni o skype non vale. Devi cercare il contatto “umano”, visivo. Restare in ascolto dell’altro.
Mi concedo quindi una breve gita nella splendida città di Firenze. Mentre osservavo i più grandi capolavori dell’arte italiana ascoltando le storie di Giotto, Brunelleschi, Michelangelo e Botticelli, in automatico sono partite mille connessioni con le storie dei campioni che amo tanto raccontare. Mi sono detta:“Caspita. Ognuno di loro ha una strategia mentale interessante che dovrei approfondire.”
Infatti attraverso l’arte, visitando i principali musei fiorentini, ti mostrerò come è possibile allenarsi mentalmente anche in contesti fuori dallo sport. Non conta l’ambiente. Conta comprendere il processo attraverso il quale puoi prendere consapevolezza dei tuoi meccanismi mentali. Arte, teatro, sport, vita: tutto è connesso. Quindi stavolta non ti parlerò delle strategie mentali di Usain Bolt, Roger Feder o Bebe Vio. Ma di pittori, scultori e architetti. Pronto? 🙂
Atteggiamento mentale Vs allenamento mentale
Partiamo prima di tutto dalla differenza tra atteggiamento mentale e allenamento mentale. Il primo è il modo con cui decidiamo di visitare il museo: ad esempio, con superficialità oppure dedicando la giusta attenzione a ogni opera. Ti assicuro che noterai delle differenze enormi.
Il secondo si riferisce ai pensieri che affollano la nostra mente durante la visita. Anche qui ci vuole concentrazione. Se mentre guardo un quadro sono preoccupata riguardo ai cannoli siciliani che dovrò preparare per cena ai miei amici la sera, (fortunati i miei amici 🙂 ) la testa dove sarà proiettata? Può accadere di avere un corretto atteggiamento ma non riuscire a controllare i pensieri: sono due cose diverse. In questo caso bisogna essere allenati per intervenire subito e riportare la mente allo stato presente.
Durante questa visita guidata metterò in risalto alcuni elementi. Non ti aspettare però che ti dia soluzioni facili. Dovrai arrivarci da solo. Lo so…occorre rimettere in moto i tuoi neuroni 🙂 quindi… buon allenamento
Galleria degli Uffizi – Comincia la sfida
Sveglia prestissimo. Decido di concedermi una lunga passeggiata per raggiungere il mio obiettivo. Mi occorrono circa 30 minuti a piedi. In una Firenze ancora dormiente mi godo il silenzio del mattino attraversando il Ponte Vecchio. Il giorno prima era così pieno di gente che non mi ero accorta della presenza del busto dello scultore Benvenuto Cellini. Eppure gli ero passata vicino. Ma la mia attenzione era rivolta esclusivamente alla fretta di affacciarmi dal ponte e osservare il panorama, condizionata delle tipiche immagini turistiche ben impresse nella mente. Penso: “Chissà quanti dettagli non vedo presa dalla confusione e dalla fretta di tutti i giorni”. Capita.
In compenso la mia mente era tranquilla. Conosceva già il percorso quindi non aveva nulla di cui preoccuparsi. Ore 8:15 sono la prima in biglietteria. Sapevo delle code chilometriche e avevo preparato il piano d’azione. Prima di entrare in Galleria ho preso una decisione: niente fotografie. Niente social. Per sicurezza stacco la connessione dati per non cadere in tentazione. So benissimo quanto lo smarthphone, pur essendo utile, crei dipendenza oltre a spegnere i nostri splendidi neuroni e a distrarre. Non ci credi? Ti invito a cronometrare quanto tempo impieghi a riconcentrarti ogni volta che stai studiando, o lavorando e per curiosità guardi le notifiche del telefono.
Quando guardi lo schermo del tuo cellulare è come se tu entrassi in un altro mondo. Ti dimentichi per qualche istante tutto ciò che ti circonda entrando in uno stato mentale passivo.
Così volevo sfidare la mente alla resistenza. Non era felice della scelta. Ma io mi diverto un mondo a entrare in competizione con lei.
La prima emozione arriva entrando nella sala dedicata a Botticelli. Mi trovo di fronte la Primavera e sulla destra la Venere. Subito mi arriva l’immagine del libro d’arte studiato a scuola media e la sensazione di quella promessa fatta a me stessa che un giorno li avrei visti da vicino. Sorrido. Finalmente realizzo un sogno. Questo amplifica subito il mio stato mentale ponendo la mente sempre in modalità di credere nei sogni. Anche quando questi sembrano impossibili. Mi piace tenere allenata questa parte. È importante. Immagina la tua mente come un insieme di autostrade. Ognuna rappresenta un meccanismo mentale. Ripercorrere quella relativa ai “sogni” ormai è diventata una routine che si alimenta da sola.
Inoltre anche la mia energia ne trae beneficio regalandomi una sensazione di benessere che scorre in tutto il corpo. Mentre osservo con attenzione ogni particolare dell’opera, mi rendo conto di essere a mia volta osservata dai turisti. Chissà cosa penseranno? Ah il giudizio altrui...capace di insinuarsi sempre come la spada di Democle. Stanno aspettando che mi dissolva per immortalare il momento. Sento un fastidio enorme che attraversa i miei pensieri. Il mio stato mentale cambia. E il tutto peggiora quando vedo altri turisti che arrivano, scattano la foto e se ne vanno. Mi chiedo: ma che sono venuti a fare? Trovo che sia una mancanza di rispetto e colgo negli occhi degli addetti alla sala, la stessa frustrazione di non poter impedire tanto scempio. Ok. Adesso però non posso mica rovinarmi la giornata per colpa loro.
Noto che la testa è concentrata sul fastidio piuttosto che sui quadri. Devo fare qualcosa per spostare l’attenzione. So benissimo quanto la mente, concentrata su un elemento negativo, consumi una notevole quantità di energie preziose. So anche quanto sia difficile attuare il cambiamento. È una lotta interiore.
Decido di operare una protesta silenziosa. E riprendo la mia routine per cambiare subito lo stato: a ogni quadro mi avvicino muovendomi molto lentamente da una parte all’altra, concentrandomi sui dettagli e poi allontanandomi sempre con calma per osservarlo da lontano, da diverse angolazioni. Penso di essere l’intrusa in centinaia di foto :-). Ma non avrei ceduto di un millimetro. Continuo così per un po’ di tempo fino a quando accade il miracolo. Qualche turista comincia a capire che i capolavori non vanno guardati solo da lontano o fotografati. Si avvicinano e colgo lo stupore nei loro visi. Cominciano a fare cenno agli altri di avvicinarsi. Soddisfatta del risultato, continuo la mia visita.
Galleria dell’Accademia – Cambiando prospettiva appaiono nuovi dettagli
Giunta alla Galleria dell’Accademia visto quanto accaduto agli Uffizi, stavolta la mente era pronta a reggere la frustrazione di rivedere la scena dei turisti preoccupati più a farsi il selfie con il David di Michelangelo che ammirarlo in tutta la sua imponente bellezza. Era pronta a replicare la strategia ma rimanendo flessibile a improvvisi cambiamenti. Sono rimasta per lungo tempo a osservare la perfezione di questo capolavoro. E ogni volta che cambiavo prospettiva mi apparivano sempre nuovi dettagli. Rimango circa un’ora cambiando angolazione ogni dieci minuti. E impressionante quanti dettagli si notano. E mi viene in mente quanto detto dallo scultore in merito alla sua prestigiosa opera. Era un blocco di marmo insignificante ma dentro c’era già l’anima del David. Lui non ha fatto altro che tirarla fuori. Mica facile. Mi chiedo ancora come sia riuscito a essere così preciso nel riportare fedelmente il corpo umano. Basta osservare la mano. Si vedono perfino le vene. Incredibile.
In questa circostanza ho vissuto totalmente immersa nel presente perché ero così concentrata su quello che stavo facendo che il famoso fastidio percepito in precedenza, non era riuscito stavolta a entrare nei miei pensieri. Li vedevo i turisti divertiti e senza rispetto per l’opera d’arte. Stavolta però mi sentivo protetta da una barriera invisibile che io stessa avevo creato, impedendo al fastidio di modificare il mio stato mentale.
Basilica di Santa Croce – L’equilibrio tra razionale e irrazionale di Filippo Brunelleschi
Bianco e grigio. Solo due colori. E così che l’architetto Filippo Brunelleschi concepisce l’arte richiamando il concetto di semplicità e armonia come caratteristiche fondamentali per creare un’opera d’arte. Partiva dalla razionalità dei numeri con i quali costruiva le basi delle sue immense opere architettoniche, per poi svilupparle in altezza con una precisione millimetrica da fare impallidire i più moderni e veloci calcolatori elettronici.
Per farti comprendere meglio la sua strategia prenderò come esempio la “Cappella dei Pazzi“. Si trova all’interno della Basilica di Santa Croce famosa per essere il luogo dove sono sepolti i personaggi italiani più illustri. Questa Cappella fu costruita per volere di una nobile famiglia fiorentina chiamata appunto Pazzi, invidiosa del successo di un’altra famiglia fiorentina molto potente: I Medici. E per dimostrare la loro superiorità facevano a gara a chi costruiva opere imponenti assicurandosi la genialità degli architetti più famosi.
Brunelleschi mette in atto la sua filosofia: semplicità e armonia. Utilizza solo due colori e attraverso la magia dei numeri costruisce questa Cappella che presenta una particolarità: emettendo un suono, l’eco lo riproduce all’infinito sempre nella stessa tonalità. Senza cambiare mai nota. Una perfetta dimostrazione di equilibrio tra parte razionale ( i numeri) e irrazionale ( creatività). Brunelleschi in pratica ci ricorda l’estrema importanza di bilanciare i nostri due emisferi e farli diventare un tutt’uno a nostro servizio.
Riepilogo
Allora tutto chiaro? Ok ti faccio un breve riepilogo.
L‘atteggiamento mentale è il modo con cui affronti le situazioni. Lo decidi prima. Poi subentra il traffico dei pensieri da gestire e la necessità di rimanere focalizzato sull’obiettivo. Purtroppo, mentre sei bello e contento di esserci riuscito, possono subentrare imprevisti o fattori esterni che disturbano la tua sudata concentrazione. Che si fa? si prende consapevolezza che si è cambiato stato mentale e con la routine riporti la mente allo stato iniziale. Quando costruisci qualcosa usa la strategia di Brunelleschi: semplicità e armonia. Osserva le situazioni da diversi punti di vista per cogliere i dettagli. L’anima della tua opera d’arte esiste già. Occorre che tu sia un bravo scultore per tirarla fuori.
Facile? No. Però è possibile. Sono due cose diverse :-). Dipende da te, dal tuo impegno e dall’apertura mentale con la quale affronti e dai valore all’allenamento mentale.
Ricordati che quando ti alleni mentalmente stai creando un percorso neurologico, una strada che va costruita giorno per giorno con l’allenamento ( parte razionale/pratica). Se esiste, la tua mente in automatico andrà a ricercala grazie alla parte inconscia ( irrazionale/creativa). Ricerca l’equilibrio.
Che tu stia visitando un museo, aspettando l’autobus o guidando la macchina o praticando sport, quella connessione non cambia. Ciò che conta è allenare il processo. Il risultato sarà una conseguenza.
Adesso zero scuse. Ti ho dimostrato che puoi allenarti mentalmente sfruttando qualsiasi situazione. Costruisci la tua “autostrada” secondo la tua modalità. Crea, inventa. L’importante è ricordarsi di percorrere costantemente queste strade… altrimenti fa presto la mente a dimenticare.
p.s. ultimo esercizio…quando userai la prossima volta la macchina fotografica sperimenta due situazioni: la prima fotografa subito l’oggetto o il paesaggio e te ne vai. Poi pensa ai dettagli … e alle sensazioni provate.
La seconda volta scatta la fotografia con gli “occhi della mente” e poi mi dici quanti dettagli noterai e ricorderai anche a distanza di molto tempo :-).
Buon allenamento
Aurora
(foto Aurora Puccio. Altre immagini tratte da Google)
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